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Che cos'è la letteratura? In questo libro c'è la risposta, forse una delle più belle e spudoratamente stralunate che si possano dare, ma arguta e divertente come pochissime: "Chiudere la finestra dopo essersi buttati nel vuoto". Che cos'è in definitiva un'opera se non un suicidio rinviato? L'autore scrive: "Il lato immobile del tempo". Magnifico! Un certo sorriso può aiutare, una follia sanissima che piega i periodi nell'invenzione di storie mai ascoltate, impossibili e profonde (e profonde proprio perché impossibili) sotto l'ala di una ferita che impone il suo dettato, megera suggeritrice, illogica matrona. Mi chiedo come si faccia a sfuggire ai suoi seni ricchissimi. Questa è qualcosa in più che una raccolta di racconti, è un continuo rovescio delle cose che penetra nel loro corso esatto, prevedibile, e lo smuove con accenti inattesi. La contraddizione che rivela e ingabbia, che fa arrendere anche le menti più decise, che stritola e sorprende con le sue mille risorse. Non so da quale pianeta sia caduto su questa rotonda merendina scaduta che è la terra il Signor Vila-Matas, delfino forse di Borges o di Walser o emissario di un consorzio di cervelli bislacchi che volevano a tutti i costi dare al loro segreto un degno ambasciatore. Non saprei davvero. Ma so che i suoi libri sono un regalo allo spirito. Si sogna, si viaggia, si inciampa, ma per stare meglio. Meglio così, tanto "le cose son meglio volutamente misere come sono". Del resto cosa si può replicare alla scritta di un pazzo sui muri di un manicomio francese: "Viaggio per scoprire la mia geografia"? Spegne ogni discorso, è inattaccabile. Si soffre e si vola sui cieli di questo libro. E' "un rosario di calamità", d'accordo, ma in un controcanto di ironia soltanto spiazzante. E' vero che "alla morte piace molto la tristezza lieve di una severa attesa", ma lo è altrettanto sfregiarla e deriderla con questa materia più che raffinata. La penna di un poeta sa sempre molto su ciò che non si conosce.
Racconti da leggere con grande attenzione perchè sono scritti talmente bene che è facile lasciarsi affascinare dalle parole e perdere il filo.
Davvero bella raccolta di racconti. Nonostante il titolo molta ironia, a tratti davvero divertente. Ma soprattutto una grande penna, un grande autore, non per niente a Roma è stato presentato da Antonio Tabucchi.
Recensioni
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