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Anno edizione: 2012
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Il tramonto di una lunga stagione umana, un edificio identico a un astuccio carico di voci, di incontri, di stanze ottocentesche ancora pregne di alone aristocratico che pero' sta per essere ucciso dalle avanzate della nuova edilizia. Un nonno - ex medico di corte - che sente con prossimita' sempre maggiore i cambi di passo della storia, i mutamenti del costume, le decadenze di stili e linguaggi, e attraversa il racconto con piglio rassegnato, cinico, in una traccia di negativita' senza rimedio:"Il senso di giustizia degli uomini ha un occhio solo. Se ne avesse due non avremmo abbastanza galere". La fine di una liberta' forse troppo comoda, i destini dei popoli che nutrono istanze socialmente piu' alte, meno sottoposte, un giro di vento fra le pagine dei decenni che sta lentamente ridefinendo nuovi orizzonti, lontani da quei fasti e quei blasoni. La casa e' la memoria ormai picchiettata da nuove mani, un teatro quasi dove il linguaggio sta per dare ad altre sillabe la propria consegna:"Il progresso esige le sue vittime", non c'e' niente da fare. Quindi una paura del futuro, una preoccupazione, ma anche la coscienza che e' meglio vendere presto che languire in un purgatorio di decadenza, anche se "gli occhi fanno male a vederci chiaro". Un senso di pessimismo inevitabile per quel che verra':"Non capisco perche' pretendiate tanto dagli uomini, discendenti in fondo della scimmia". La morte di una dorata infanzia e dei suoi momenti salvifici, protetti, incantati, e da li' un virare verso territori piu' ignoti, impegnativi, in sostanza piu' adulti. Non e' uno scherzo, perche':"E' difficile per chi ama camminare al fianco di chi vuole soltanto bene". Ma in fondo, anche se le sale persuadono con echi sfavillanti e lo sguardo e' ancora sotto i fumi del sogno, anche la pietra, silente, maestosa, saluta tutto e muore.
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