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Max Havelaar ovvero Le aste del caffè della Società di Commercio olandese
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Max Havelaar ovvero Le aste del caffè della Società di Commercio olandese - Multatuli - copertina
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Max Havelaar ovvero Le aste del caffè della Società di Commercio olandese

Descrizione


"Faccio il sensale nel ramo del caffè, e abito in Lauriergracht n. 37". Con questo prosaico quanto memorabile incipit si apre il più grande classico della letteratura nederlandese, pubblicato nel 1860 esplodendo come una duplice bomba: come capolavoro letterario e come atto di accusa sociale. "Il libro che ha ucciso il colonialismo", sarà definito, e resta un'opera di sconvolgente modernità sia per la raffinata struttura narrativa, sia per la forza della denuncia dei misfatti di cui è costellata la storia dell'imperialismo occidentale. Chi parla è Batavus Droogstoppel, l'irresistibile affarista che incarna, col suo assoluto perbenismo, il reale cinismo e l'ipocrisia di un'Olanda troppo intenta a fare soldi per chiedersi da dove venga il suo benessere. Colpito dall'interesse di un fascio di manoscritti che si è trovato suo malgrado tra le mani, il buon sensale intende trarne un utile trattatello sulle aste del caffè nelle Indie Olandesi, ma è tutt'altro materiale che ne vedrà estrapolato, affidando la stesura al giovane Stern, romantico figlio di un ambito cliente tedesco, di ben diversa sensibilità. È la ricostruzione della vita di Max Havelaar, coraggioso e idealista funzionario a Giava, che si illude di riuscire a combattere i soprusi dei potenti locali e la connivenza dell'amministrazione coloniale e di rendere giustizia ai contadini vessati da entrambi.
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Dettagli

2007
23 luglio 2007
368 p., Brossura
9788870911558

Valutazioni e recensioni

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Elena
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Opera che si compone di più voci, coraggiosa e di sconvolgente modernità quando venne pubblicata nel 1860, rimane di grandissimo valore e attualità anche ai giorni nostri.

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Cristiano Cant
Recensioni: 5/5

Quando si abita l'eccezione in uno dei gironi umani in assoluto più brutali, quando lo spirito tocca e sente le urla degli sfruttati, degli oppressi, e lotta e tenta ogni strada per garantire loro una verità di giustizia, ma nonostante il suo ruolo di spicco trova attorno solo sordità e corruzione ben addestrata, allora non resta che rinunciare a tutto e almeno non abdicare a se stessi salvando quella traccia etica che, pur sotto i colpi di una barbara catastrofe sociale, non ha visto morire i suoi semi più saldi. Questo spiega benissimo il fuoco rabbioso che aveva in corpo l'autore per aver composto il romanzo in un solo mese; se lo avesse rivisto e ritoccato troppo forse ogni spinta poetica si sarebbe persa nei fumi dello stile, perdendo quel tratto diretto che era e resta immediatezza di cuore. Max è un'anima rara nell'orrida giungla del colonialismo olandese, l'uomo buono e stimato, justum ac tenacem, ma messo alle corde da un sistema di gerarchie troppo putride per poter dare ascolto alle sue nobili istanze. E' un uomo che sa misurare l'errore, la vita, il peccato, anche e soprattutto a partire da se stesso. Formidabile questo pensiero: "Chiamiamo zero la perfezione e cento la cattiveria. Ma quanto abbiamo torto noi, noi che oscilliamo tra 98 e 99, a gridare 'Abbasso!' contro quelli che sono a 101". Lo squarcio nel realismo più bieco, fra amarezze e sdegni terribili, è in sostanza la cifra di un'esperienza personale; Multatuli lavorò come funzionario laggiù, nelle Indie olandesi. E l'esito sono queste pagine, pura lava morale distesa su un manto di ipocrisia, di avidità senza sosta, di sacrilega bacchettoneria. Un geniale sognatore incallito il cui dentro è aiuto e mano tesa agli ultimi, ai poveri, ai maltrattati, e attorno un orizzonte gelido che puntualmente lo azzera e lo sfiducia. Libro potente, poema e denuncia insieme, un trattato di valore magnifico sul vero senso dell'uomo e sui disastri di un potere melmoso. Un cuore autentico non perde mai.

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Fausto
Recensioni: 4/5

Il libro mantiene purtroppo una grande attualità, essendo l'ingiustizia coloniale ben lontana dall'essere eliminata. Havelaar è un eroe di tutti i tempi. Un libro di notevole interesse storico, descrive la società borghese olandese del XIX secolo con efficacia, molto compiaciuta nella propria ipocrisia religiosa e lo sfruttamento coloniale che essa opera in Indonesia. Lo stile del libro oscilla un pò, rispecchiando peraltro l'artificio letterario del doppio autore, essendo i pezzi scritti da Droogstoppel più incisivi e belli di quelli scritti da Stern. Questi ultimi a volte un pò lunghi.

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Multatuli

(Amsterdam 1820 - Nieder-Ingelheim, Renania, 1887) scrittore olandese. Soggiornò dal 1838, come funzionario, nelle Indie Orientali olandesi. Sulla base di questa esperienza scrisse il suo capolavoro, il romanzo Max Havelaer (1860), violenta denuncia degli aspetti più crudeli del colonialismo olandese in Oriente. Un anno dopo uscirono le Lettere d’amore, dedicate al problema della condizione della donna nella società. M. pubblicò anche sette volumi di Idee (1862-77), curioso miscuglio di massime e di spunti di «filosofia» materialistica, nel quale sono inseriti un romanzo e una commedia.

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