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scheda di Mandosio, U., L'Indice 1996, n. 2
Questo breve saggio del filosofo Hans Jonas è dedicato alla confutazione della nozione di dio avanzata dal pensiero moderno, posteriore alla rivoluzione scientifica e tecnologica del XVIII secolo. La convinzione secondo cui "dio sarebbe un grande architetto-matematico" è esposta in apertura con le parole di Sir J.H.Jeans, astronomo ed esponente della scuola dei cosmologi naturalistici. Chiarito un senso antico (pitagorico-platonico) e uno moderno (cartesiano) di analisi matematica della natura, Jonas porta alle estreme conseguenze la concezione dualistica della metafisica scientifica: la separazione netta di un universo esterno materiale da un mondo della soggettività cosciente preclude alle scienze la possibilità di utilizzare proficuamente gli strumenti di studio della realtà inorganica per la comprensione della forma vivente.Il mondo della vita è ontologicamente altro rispetto al mondo della natura inorganica, all'universo dei numeri e delle figure geometriche, ed è sterile ogni pretesa di comprendere scientificamente la vita assimilandola concettualmente a ciò che vita non è. In conclusione di questo opuscolo l'autore ribadisce che non vi è organismo senza teleologia; non vi è teleologia senza interiorità; e inoltre la vita, in quanto movimento spontaneo che tende a un fine, può essere conosciuta solo dalla vita. Questa non è un'opera di divulgazione scritta da uno scienziato, ma un saggio filosofico, non deve quindi sorprendere qualche difficoltà di lettura.Un po' di concentrazione in più sarà sufficiente per apprezzarne il contenuto, al di là dell'abbondante presenza di termini e concetti di stretta accezione filosofica.
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