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Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2017
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Leggendo le altre recensioni, molto probabilmente ho letto un altro libro. Noioso, pieno di nozioni elementari riguardo la Russia e la sua storia. La descrizione della relazione tra i tre personaggi é molto superficiale, sintetica e non restituisce niente.
Tre vite, tre pedine, un legame indissolubile e distruttivo. Tre persone tra le quali si intrecciano tipi di rapporti differenti: amorosi, di amicizia, di rivalità, di intesa ma tutti con una base comune: tanto alcol, droga, follia, dolore e sofferenza. Nelle pagine di "Alcol e nostalgia" troviamo un viaggio fisico attraverso la Russia, che in realtà è un viaggio simbolico attraverso i ricordi, gli eventi, i fatti, le esperienze di tre persone molto giovani e già disilluse. Un libro da interpretare, poiché in questo viaggio di Mathias con la salma del suo amico russo, Vladimir, verso il paese natale di quest'ultimo, su un treno che attraversa la Russia, fa pensare al raggiungimento di un limite, dal quale poi decidere se ripartire o meno. Nel libro ci sono molti richiami ad autori russi e ai luoghi che fanno sentire il lettore ancor più immerso in un'atmosfera nostalgica e vissuta. Un libro piacevole che ho divorato e che mi ha trasmesso dalla prima all'ultima pagina ciò che prometteva il titolo: l'Alcol, usato per non pensare e per alleviare il dolore interiore e la nostalgia, una comoda amica tra le braccia della quale rifugiarsi. Un viaggio nei ricordi veramente straordinario, che ti culla nella cuccetta del treno diretta nelle viscere della Siberia.
Rispetto al successivo ‘Bussola’, questa elegia ha il dono della coincisione. Guardare a un altro Paese, a un’altra cultura, è sempre un modo per scrutarsi dentro e fare i conti con se stessi. Il viaggio forse è un’illusione destinata ad interrompersi, ma la solitudine della natura siberiana fa da catalizzatore per ricordi e sentimenti. In Mathias troviamo l’aspirazione rivoluzionaria della giovinezza, insieme al timore di non essere all’altezza di fronte all’amore e alla scrittura, di fronte alla vita. Il triangolo con Jeanne e Vladimir si regge su un equilibrio instabile, dona conforto, ma non appagamento e sicurezza. La fantomatica anima russa avvolge allora i due uomini, li fa indulgere alla nostalgia, all’alcol e alla droga, preambolo all’oblio che tutto erode. Mathias è un flusso di coscienza in piena, punteggiato di rimandi storici e letterari, lirico e struggente. Solo Jeanne pare avere la forza per vivere, per recitare come un mantra i versi di Mandel’stam: ‘ancora non sei morto, ancora non sei solo’.
Recensioni
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