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Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2016
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
La fortuna di questo romanzo è la brevità. La scrittura non è difficile, ma le parole sono pesanti, di conseguenza arrivare all'ultima pagina è un'impresa; dall'altra parte la storia in sé è carina, ma alla fine non ho capito bene come sia andata a finire... Tre stelle solo perchè leggibile.
«Haj Garne è uno dei più pericolosi filibustieri delle acque torbide territoriali. Sodomita notorio, anche un tubo di scappamento gli susciterebbe certe idee. Narra la leggenda che il nostro eminente tributario delle scienze anali si faccia tutto quel che si muove tranne le lancette dell'orologio, tutto quel che sta dritto tranne le boe, tutto quel che si prende tranne le contravvenzioni.» Certo che Yasmina ci va giù pesante, eh... con un nome così delicato... Va detto allora che Yasmina Khadra è al secolo Mohammed Moulessehoul; un maschio ben piazzato completo di lampanti caratteri sessuali primari e secondari. Pseudonimo anti-censura, quindi, perché lui ne ha viste di cotte e di crude durante la guerra civile in Algeria e non si è certo risparmiato nei suoi gialletti, di far capire di che porcheria si è trattato. Non è una passeggiata di salute, dunque, Morituri (già intuibile dal titolo, in effetti...); il linguaggio è formidabile: è un rovescio di esotismo macabro, di albe e tramonti raggelanti: «Dissanguato da un taglio cesareo, l'orizzonte partorisce un giorno che, alla fine, non avrà meritato la sua pena.» «Il sole comincia la sua discesa agli inferi. Si tuffa nel mare, tenta di raggiungere la riva aggrappandosi alle onde, ma la corrente lo trascina inesorabilmente al largo e sprofonda in uno spruzzo di rabbia e sangue.» La trama è un po' scollata e può essere disturbante la volgarità e la violenza di certe descrizioni e allusioni, esagerato il cinismo e incessanti le iperboli, ma qui tatto e delicatezza sarebbero stati ipocrisia pura quindi evviva chi, una volta tanto, non vuole edulcorare, smussare, ingentilire o limare per meglio far gradire ciò che è corrotto, e al diavolo il politicamente corretto.
Un giallo di qualità, moderno e interessante, lontano epigono della "hard boiled school". A me è piaciuto soprattutto per la capacità di ravvivare il genere, necessariamente legato a temi e stilemi non troppo originali (se non per l'ambientazione algerina e quello che ne consegue), con un linguaggio fortemente simbolico: il protagonista esprime sovente la propria interiorità mediante lʼantropomorfizzazione di elementi della natura o di oggetti. Altre volte il dettato linguistico diventa invece duramente espressionistico, come direbbero gli addetti ai lavori: ora violento, ora truce, ora di struggente malinconia, ora percorso da venature tragiche. Ne do qui sotto quattro esempi, ma nella compagine del romanzo il lettore può gustarne parecchi altri: (1) Dissanguato da un taglio cesareo, l’orizzonte partorisce un giorno che, alla fine, non avrà meritato la sua pena. [il libro comincia così] (2) Il sole stana le ultime sacche di resistenza della notte in fondo ai portoni. I suoi raggi galvanizzati rimbalzano sui vetri, scoppiano sulla carrozzeria delle macchine, si scaricano in una miriade di fuochi fatui sui marciapiedi lubrificati dalla rugiada, e nemmeno una favilla riesce a illuminare l’occhio dei passanti. La gente s’incrocia in un fruscio impercettibile, con la mente altrove e il passo da sonnambuli. Qualcosa nel loro modo di camminare tradisce una profonda rinuncia. Hanno l’atteggiamento di chi snobba il Messia. Hanno il silenzio di chi non ci sente più. (3) Traumatizzato, il mio vice. A malapena osa avvicinarsi alla finestra; e di sera, quando spegne per dormire, ha talmente strizza che si potrebbe percepire il tintinnio dei suoi calcoli renali. (4) Invado l’ufficio con un passo risoluto, senza salutare. Mi limito a starmene in piedi, con le mani in tasca, privo di rispetto, come un deputato di fronte alla repubblica.
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