Nell'insolito spazio narrativo ideato da Patrizia Rinaldi che qui abbandona le intriganti indagini poliziesche di Blanca Occhiuzzi, propiziatrici del suo successo, a favore di una storia familiare può accadere perfino che due rette s'incontrino. E in questo suo ultimo romanzo che prende in prestito il titolo da una verso di Elio Pagliarani, le rette sono rappresentate dai tracciati esistenziali di una madre e di una figlia. La prima a comparire in scena, preceduta dal ferale annuncio della frattura del femore, è Ena, la figlia ormai vecchia. Alla cronaca della sua lungodegenza raccontata in prima persona attraverso una prospettiva irridente che non fa sconti a nessuno, la scrittrice alterna, con abile montaggio, le diverse stagioni vissute dalla madre, Maria Antonia, nata e cresciuta nei Campi Flegrei, "sui vulcani". Una donna che ha voluto studiare per affrancarsi dalla miseria, che si è sposata per amore sfidando l'ostilità della famiglia del suo uomo, che ha conosciuto la guerra nel suo risvolto più scabroso, in fuga da Spalato con una neonata attaccata al seno da difendere dai colpi di fucile e dal morso dei topi; una donna che, dopo la morte del suo Augusto, scaraventato nelle foibe, continuerà a strappare la vita con i denti anche in tempo di pace. Bella e ardimentosa, guidata da un prodigioso istinto di sopravvivenza, Maria Antonia è una che non invecchia, proprio perché capace di rigenerarsi e, a dispetto di critiche e pregiudizi, perfino in quell'età matura che ai suoi tempi era sinonimo di eclisse, saprà conquistarsi l'amore di un giovane studente, da cui nascerà Ena. Accompagnata nel suo ingresso nel mondo dal ruvido viatico materno, Ena si rivela molto diversa da Maria Antonia: le armi con cui sceglie di combattere non confidano nell'istinto di sopravvivenza e nel coraggio, quanto piuttosto in uno sguardo limpidamente irridente sulle cose e sulle persone. Uno sguardo che non s'appanna e in questo c'è un'evidente affinità tra le due donne con il trascorrere degli anni, ma anzi si acuisce e si rafforza sprigionando scintille di divertimento anche in un contesto durissimo, qual è la reclusione forzata di una persona anziana che si vede progressivamente restringere ogni possibile fonte di piacere: dopo il sesso e il libero movimento, anche il cibo, le aspettative, lo stesso orizzonte Per i legami fra i personaggi romanzo si configura, al di là dei confini familiari, come un'appassionante storia di donne combattive e animate, a dispetto delle tragedie della storia e dei traumi individuali, da un'irriducibile contagiosa fiducia nella vita. E, pregio non trascurabile, di contagiosa vitalità risulta anche il tessuto espressivo del romanzo, poiché il linguaggio che la scrittrice si fabbrica, pur tramato di concretezza, di espressioni ruvidamente ancorate alla realtà, è capace di guizzi improvvisi e di impennate; agile e ritmato, infiltra leggerezza ed umorismo perfino nel dramma. Maria Vittoria Vittori
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