Da Agostino di Moravia a Stand by me di Stephen King la letteratura e il cinema hanno spesso scelto l'estate, la vacanza, la parentesi dalla quotidianità, come ambientazione al tempo stesso concreta e simbolica per indicare il passaggio dall'infanzia all'adolescenza. La scoperta del sesso e della morte, i nuovi tabù di un mondo adulto e pericoloso, da annusare a distanza. Jillian e Mariko Tamaki, due cugine canadesi, creano quindi in questo bel graphic novel estivo in bianco e indaco una sorta di variazione su temi risaputi come la crescita, l'amicizia, la difficoltà a comunicare con i genitori, ma lo fanno con talento vero e grazia sottile. Protagoniste sono infatti Windy e Rose, due amiche d'estate, cioè due ragazzine che tutti gli anni si rivedono solo per le vacanze estive. Questa però è la prima estate in cui, almeno a Rose, più grande di un anno, i castelli di sabbia non bastano più. Le due ragazzine, e in particolare proprio Rose che vive con apparente leggerezza una crisi famigliare, gironzolano intorno all'unico negozio di Awago beach, spiano i ragazzi più grandi e affittano film horror da guardare la sera prima degli incubi. Oggetto dei loro studi e commenti è in particolare il commesso del negozio, un biondino smilzo che Windy chiama "lo sfigato" e dal quale Rose, suo malgrado, si sente attratta. E sarà proprio in occasione delle disavventure amorose dello sfigato seguite da lontano per frammenti, frasi rubate, piccoli indizi e interpretate in modo completamente sbagliato che le due ragazzine avranno modo di scontrarsi e ferirsi con i rudi misteri dell'adolescenza. Il testo e i disegni si fondono in una perfetta unità stilistica da cui emergono in particolar modo i corpi delle ragazze perfettamente adeguati ai rispettivi caratteri e i paesaggi d'acqua e di bosco, dettagliati ed evocativi al tempo stesso. L'insieme ricorda Craig Thompson e in particolare il suo romanzo disegnato Blankets del 2005, una storia d'amore adolescenziale osannata dalla critica americana ed europea. E la chiamano estate ha sicuramente un impatto meno dirompente sul lettore forse anche perché ora, a quasi dieci anni da Blankets siamo tutti più abituati a fumetti che non rifuggono dall'intensità del quotidiano, ma anzi la ricercano per indagarne con matite e pennelli le pieghe più riposte e delicate. Chiara Bongiovanni
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