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Ero molto piccola, ma negli anni ho sempre sentito parlare della famosa Uno Bianca. Una fama da malavitosi, tra l'altro ho anche conosciuto una guardia penitenziaria che lavorava nel carcere dove era detenuto uno dei famigerati protagonisti. Un libro abbastanza noioso, ma utile perché raccoglie tutti gli accaduti in modo preciso e dettagliato, dove si evincono una serie di superficialità commesse dalle forze dell'ordine. Chiamiamole trascuratezze anche se si tratta di vere e proprie omissioni. Il mio 3 è solo per via del contenuto, non per il modo in cui è scritto il libro. La Beccaria non avrebbe potuto fare di meglio.
Antonella Beccaria ha indagato, interrogato, raccolto testimonianze e confessioni tra i colleghi degli arrestati, funzionari delle forze dell’ordine, inquirenti, giornalisti, testimoni e magistrati. E ha ricavato dati che gettano una luce inquietante sull’intero scenario, al di là dell’impatto di sangue. La possibilità di percorrere espedienti meno rischiosi per arrotondare il magro stipendio, il bilancio complessivo dei proventi ricavati dalle rapine stilato in coda al libro, l’accertata presenza di depistaggi, le incomprensibili lacune e faide giudiziarie, nonché l’immotivata efferatezza con cui sono stati compiuti alcuni agguati portano molte frecce al suo arco, consentendole di avanzare ipotesi sulla base di riscontri oggettivi. Non è certo la prima volta che un libro del genere tenta l’operazione di mettere l’informazione al centro della scena, ma questa volta l’operazione mi pare riesca del tutto. Si parte dall’esame dell’incredibile ed efferata scia di sangue, dalle diverse storie in cui caddero vittima numerose persone innocenti (semplici passanti o servitori dello Stato troppo zelanti), per proseguire con l’attenta decifrazione delle carte processuali e concludere, paradossalmente, riaprendo un ventaglio di ipotesi e di domande che non trovano ancora, a distanza di anni, alcuna risposta definitiva. E’ soprattutto questo che mantiene vive le sue testimonianze oltre la cronaca : alla nostra memoria non pacificata giova assai ricordare quei giorni, quella lunga ed inutile striscia di sangue, quell’incubo interminabile, quei fatti italiani.
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