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Libro interessante solo metà. È infatti suddiviso in 2 parti che si susseguono nello svolgimento della trama, di cui le protagoniste sono la canadese ruth, scrittrice in piena crisi creativa, e l'adolescente giapponese Naoko, vittima di bullismo e testimone di una non facile situazione familiare. Se la seconda può risultare un personaggio interessante, e la trama si svolge bene pur se in alcuni passaggi si deve necessariamente sospendere l'incredulità, Ruth è invece un personaggio privo di alcun mordente e anzi assolutamente banale nella sua non-descrizione. Non si capisce perché dovrebbe importarci di questa pseudo scrittrice che non ha davvero nulla da dire, e del suo a dir poco inverosimile marito, che con le sue battute, non fa riflettere come l'autrice avrebbe voluto, bensì solo far cadere le braccia per la stupidità dei loro scambi di battute. Ah e da dire che non c'è nessun collegamento tra le 2 protagoniste sennonché la prima trova il diaro della seconda e comincia a leggerlo. Sconsigliato
Recensioni
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Ruth, una scrittrice che vive su un’isola nell’Oceano Pacifico canadese. Il suo nome è lo stesso della scrittrice e, come per la Ozeki, anche la Ruth del romanzo ha un genitore giapponese.
Naoko, sedicenne di Tokyo che vive male il suo essere giapponese: è cresciuta negli Stati Uniti dove suo padre aveva un lavoro molto soddisfacente nella Sylicon Valley finché la crisi del settore lo ha obbligato a tornare in patria.
Jiko, l’ultracentenaria bisnonna di Naoko, monaca buddista in un tempio sulla costa che nel 2011 è stata spazzata dallo tsunami.
Haruki Primo, figlio di Jiko e zio del padre di Naoko, pilota kamikaze morto negli ultimi giorni della seconda guerra mondiale facendo saltare in aria una nave americana.
Haruki Secondo, padre di Naoko, uomo debole che non riesce a trovare lavoro al suo ritorno in Giappone e cerca - maldestramente - di suicidarsi più di una volta.
Sono questi personaggi principali del romanzo “Una storia per l’essere tempo” di Ruth Ozaki, uno dei romanzi finalisti al Man Booker Prize 2013. E tuttavia il protagonista assoluto, unificatore delle diverse storie, è il tempo, inafferrabile, insondabile, plurimo.
“Mi chiamo Nao e sono un essere tempo”, esordisce la ragazzina giapponese (osservate che il suo nome è assonante con now, adesso), per poi spiegare, “Un essere tempo è qualcuno che vive nel tempo, quindi tu e io e tutti quelli che sono, furono e saranno.” Nao scrive un diario nascondendolo dentro la copertina di un romanzo famosissimo ma che lei non conosce e che ha molto a che fare con il tempo, La ricerca del tempo perduto di Proust.
Il diario di Nao diventerà una sorta di messaggio nella bottiglia scagliato attraverso il tempo: Ruth lo trova, in un sacchetto di plastica, sulla spiaggia dell’isola e può solo supporre che sia uno dei tanti oggetti strappati dallo tsunami che ha colpito il Giappone l’11 marzo 2011.
Non c’è solo il diario nel contenitore della merenda Hello Kitty (anche Kitty è un essere tempo, mito di parecchie generazioni di bambine) che ha protetto il contenuto dall’infradiciamento. C’è un pacchetto di lettere scritte in giapponese e un vecchio orologio dell’aviazione che sembra essersi fermato, ma, no, continua a segnare il tempo, basta dargli la carica, come nei bravi orologi senza tempo di una volta.
Il lettore legge le pagine scritte da Nao insieme a Ruth - di certo, però, ascoltando Nao raccontare in prima persona nel tempo del presente vissuto da lei stessa, ha l’impressione di saperne di più di Ruth, la scrittrice che forse ha trovato un soggetto per un romanzo, e la storia di Nao è più appassionante degli intermezzi in cui Ruth è protagonista, insieme al marito e al gatto, in condizioni atmosferiche che ricordano pallidamente la furia dello tsunami.
La storia di Nao è molto ricca - il ricordo della Sylicon Valley che diventa una valle dell’Eden, il bullismo patito a scuola con compagni crudeli (e insegnanti conniventi), l’umiliazione per il padre disoccupato, la lezione del Budda appresa durante i mesi passati con la bisnonna nel suo monastero. La vecchia Jiko sembra aver superato i limiti del tempo con la decisione di radersi il capo e farsi monaca: le era arrivata la comunicazione della morte del figlio Haruki Primo.
La storia della vita e della morte di Haruki Primo, arruolato suo malgrado negli ultimi disperati mesi di guerra, è un piccolo gioiello incastonato nell’altra storia.
Le sue lettere diranno alla madre una verità smentita dal suo diario segreto scritto in francese, e la sua immagine verrà capovolta - quale delle due sia quella del vero eroe dipende dalla prospettiva da cui la si guarda. E la stessa cosa avverrà per l’altro Haruki, il padre di Nao.
Anche l’immagine che ci siamo fatti di lui sarà capovolta attraverso rivelazioni che leggiamo nella posta elettronica (segno del cambiamento dei tempi, con la sottile ironia del paradosso per cui lettere su carta scritte più di mezzo secolo fa sono ancora lì davanti ai nostri occhi, mentre missive affidate alla rete possono scomparire senza lasciare traccia): forse quest’uomo tormentato che non riusciva ad uccidersi non era un fallito, forse era un eroe misconosciuto che assomigliava al leggendario zio senza saperlo. Ed è ancora il filo di seta del tempo, forte e invisibile, ad unire i due uomini della stessa famiglia.
Così come ha unito due donne che non si conoscono e che abitano in due paesi lontani e con una diversa cultura. O due mondi alternativi, l’uno accanto all’altro. O la scrittrice che racconta la storia di una ragazza che racconta la sua, di storia, e noi lettori, simili a Ruth che legge di Naoko, in un cerchio infinito di tempo.
A cura di Wuz.it
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