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Viaggio nello spaccato del belpaese degli ignoranti. per chi vuole saperne di più sul regresso culturale nella penisola
Ennesimo libro che ti fa venire male allo stomaco. Tutte cose più o meno risapute, almeno per chi un quotidiano al giorno lo legge. Ma in Italia le cose non vanno così, anzi. Ippolito nocciola tutta una serie di dati da far paura. E il problema è che la cultura, la bellezza, le arti sono considerate sempre più una realtà che può anche scomparire. L'autore conclude però con qualche pagine di speranza: "La scossa possibile". E anch'io sono con lui.
Non adatto a chi cerca il sequel di "Io speriamo che me la cavo", è evidente l'intenzione dell'autore di fare il punto di una situazione ignota ai più. Ippolito, con il sostegno dei dati e con una inconsueta (per gli italiani) onestà intellettuale, sottolinea come l'ignoranza abbia sempre fatto comodo a buona parte delle classi dirigenti e politiche che hanno spesso assecondato, se non addirittura sostenuto, il fenomeno (necessaria la panoramica sulle scelte politiche degli ultimi anni). Fa quasi tenerezza l'ottimismo che cerca di trasmettere l'autore nella speranza di un cambiamento, sforzandosi anche di suggerire degli spunti. Nell'insieme un'ottima lettura e un importante lavoro statistico. Chi ha cercato tali informazioni in passato sa che in questo paese è molto difficile avere stime serie su questo argomento.
Recensioni
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Quando nel 2012 Hollande è stato eletto Presidente della Repubblica Francese è stato subito chiaro nell’indicare quale sarebbe stata la priorità del suo governo: la scuola.
Peccato, come sostiene Ippolito nel suo nuovo libro Ignoranti, che non si possa dire lo stesso per quelli che invece hanno governato l’Italia in questi anni.
In Italia l’istruzione riveste un ruolo marginale all’interno dei programmi della nostra politica e la scuola finisce col diventare un problema secondario, qualcosa su cui sorvolare o comunque non meritevole di una riforma radicale. Basti pensare che i tagli maggiori sono quelli che investono l’istruzione e che è molto raro sentire nelle discussioni politiche di stanziamenti per la ricerca o di risorse indirizzate alla scuola e alla cultura.
Questo perché manca una vera attenzione alla formazione e a tutte le questioni legate alla crescita delle capacità individuali e collettive. L’intero mondo politico non è attento all’istruzione e alla scolarizzazione e non insiste sulla necessità di un cambiamento radicale, questo perché non crede nelle potenzialità della cultura e nel fatto che questa possa aumentare il Pil interno.
Naturalmente questa linea di condotta ha degli effetti diretti e devastanti nella vita quotidiana degli italiani che si ritrovano ad essere, anno dopo anno, ignoranti e inconsapevoli. Ecco quindi personaggi autorevoli, politici e presentatori di prim’ordine commettere una serie di strafalcioni con una tale disinvoltura da far inorridire perfino il meno purista di noi.
A delinearci bene il quadro è l’autore di Evasori (Bompiani 2008) che anche in questo nuovo scritto indaga i mali del nostro paese, con un'inchiesta che mette a nudo la situazione culturale italiana.
Roberto Ippolito, che per molto tempo è stato responsabile delle pagine di economia de "La Stampa", ci svela attraverso esempi, cifre e confronti quanto sia arretrata l’Italia dal punto di vista dell’istruzione e della formazione rispetto ai paesi europei. Nel suo libro i numeri e i dati di fatto rivelano una situazione disastrosa: solo il 45,2 per cento degli italiani possiede la licenza media e solo due connazionali su quattro hanno un diploma di scuola superiore. Continuando con i numeri scopriamo che il 71 per cento della popolazione è al di sotto del livello minimo di lettura e comprensione di un testo scritto in italiano di media difficoltà.
Le cose non vanno molto meglio per i nostri laureati che, commettendo errori sintattici e grammaticali nei concorsi pubblici, mostrano di avere poca dimestichezza sia con la penna che con la nostra lingua. E proprio i concorsi, come sostiene Ippolito, sono una spia delle carenze di formazione perché certificano il nostro scarso livello di preparazione.
D’altronde anche chi li formula questi concorsi non è immune da critiche: emblematica su tutti l’errata attribuzione da parte di una commissione esaminatrice di Ed è subito sera ad Eugenio Montale.
Siamo un paese di ignoranti e questo saggio lo sottolinea, è il risultato di un’attenta osservazione e di un’analisi puntuale che in modo chiaro ed esauriente svela un quadro sconfortante.
Chiaramente i nuovi social media non hanno fatto altro che mostrare ancor di più quanta poca dimestichezza abbiamo con l’italiano ed ecco allora fiorire su twitter e facebook accenti sbagliati, raddoppiamenti, verbi usati in modo improprio, apostrofi di troppo ed altri orrori grammaticali.
Per darci un’idea concreta del fenomeno, lo scrittore tratteggia una galleria insieme divertente ed assurda degli strafalcioni compiuti dai personaggi del mondo televisivo, sportivi, illustri dirigenti e così via. Un esempio per tutti è Francesco Belsito che rivolgendosi a Roberto Calderoli, esponente della Lega come lui, lo definisce «asino bardato da generale».
Si può uscire da questa condizione di arretratezza culturale e sociale? Ippoliti ne è assolutamente convinto, basterebbe avere una maggiore sensibilità nei confronti dell’istruzione e darle una priorità assoluta. La scuola e la cultura sono il futuro su cui investire per avere un paese al passo con i tempi. Ce la dobbiamo fare e ce la possiamo fare, scrive, e conclude il suo pamphlet con una serie di esempi positivi che danno ancora speranza: insegnanti che lavorano in zone difficili e pericolose con una passione e determinazione tale da superare qualsiasi avversità.
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