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L'indifferenza dell'assassino
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L'indifferenza dell'assassino - Maurizio Cucchi - copertina
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indifferenza dell'assassino

Descrizione


Maurizio Cucchi si imbatte nel protagonista di questo libro mentre un giorno passeggia in via Nerino, nel cuore antico di Milano. Davanti alle sue scarpe vede una specie di sbocco: un budello talmente angusto da essere chiamato, in altri tempi, Stretta. Incuriosito dalla bellezza sinistra del vicolo, viene a sapere che lì aveva il suo "laboratorio" - uno stanzino da fiaba dell'orrore il famigerato Antonio Boggia, molto noto nell'Italia appena unita per i suoi efferati delitti. Uno strano destino, a cui inizialmente l'autore cerca di sfuggire, lo spinge sulle tracce dello scellerato: un serial killer, il primo della storia italiana, che otteneva la fiducia delle sue vittime e poi le uccideva per incamerare i loro beni. Ma quel destino, man mano ci si addentra nelle pagine del romanzo, appare tutt'altro che strano. Ridando vita alla vicenda del Boggia, Maurizio Cucchi compie una nuova "traversata" dentro una mente criminale, oltre che nella Milano tante volte descritta nei suoi versi e nelle sue prose. E il suo viaggio narrativo diventa l'occasione per riflettere sulla "disumanità dell'umano" e insieme su un secolo, l'Ottocento, che del nostro mondo è il confine e l'origine.
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Dettagli

2
2012
24 maggio 2012
159 p., Brossura
9788860886941

Valutazioni e recensioni

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Umberto Mottola
Recensioni: 4/5

Più che un romanzo vero e proprio, è un saggio romanzato scritto molto bene e che si legge agevolmente e piacevolmente. Paradossalmente, del serial killer Antonio Boggia ne sentiamo parlare ancora oggi, mentre di tanti bravi lavoratori e brave lavoratrici della stessa epoca non è rimasta alcuna traccia. Interessante l'ultima parte del libro in cui, comunque, l'autore si schiera contro la pena di morte.

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alida airaghi
Recensioni: 3/5

Non appartiene alla categoria dei gialli, quest'ultimo romanzo di Maurizio Cucchi, che anzi sul genere poliziesco aveva lungamente polemizzato in una diatriba radiofonica con Carlo Lucarelli. Anche in queste pagine stigmatizza le mode editoriali che allettano lettori sempre più affamati di storie truci e omicidi irrisolti, così come irride a "quegli psicologisti ambulanti che girano per le tivù a pontificare sui fatti di sangue, a gratificare il pubblico di ovvietà, campandoci sopra come dei divetti, come cialtroni subintellettuali alla moda". Altri sono gli interessi che hanno spinto Cucchi a ricostruire la vicenda criminale di Antonio Boggia, autore di quattro omicidi nella Milano ottocentesca, ultimo condannato a morte nell'aprile del 1862. In primo luogo una comprensibile curiosità nei riguardi della psiche malata dell'assassino, di cui ripercorre l'ambiente familiare e lavorativo, i loschi traffici e le ambigue frequentazioni: seguendolo nelle sue passeggiate senza meta, e le consolatorie sbronze nei "trani" dell'epoca; spostandosi poi da Porta Ticinese a Torino, dal lago di Como alla Brianza, documentandosi negli archivi e nelle librerie antiquarie, leggendo gli atti del processo, visitando i torbidi luoghi in cui si svolsero i fatti. E così facendo approfondisce l'interesse primario della sua narrazione: la rivisitazione della sua amata Milano in "una realtà preautomobilistica", e l'affettuosa ricostruzione storica del prediletto secolo XIX, con la sua "sobrietà austera", "l'inquietudine romantica" e una cultura in grado di mostrare "una conoscenza diretta e personale, in proprio, delle cose e del mondo", meno turbata dalla sovraesposizione mediatica di quella attuale. La prosa di Cucchi è piana e discorsiva, lontana da ambizioni linguistiche innovative, e talvolta indulge a osservazioni moralistiche alquanto scontate e retoriche.

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ciccio pasticcio
Recensioni: 1/5

Lettura scorrevole e ben fatto nella sua impostazione generale con un buon taglio giornalistico. quello che non mi ha convinto del tutto è la trama,infatti non ho capito se l'autore ne abbia voluto trarre una sorta di phamplet storico-politico o solo una sorta di eventi in ordine cronologico ( o -) di fatti e situazioni aimputabili al protagonista. non c'è nulla che non sia insipido come una zuppa mal fatta. anche questo da mettere sotto l'ombrellone senza trippi sforzi di celluline grigie.

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Maurizio Cucchi

1945, Milano

È un poeta italiano. I suoi versi ritraggono l’alienazione piccolo-borghese con toni oscillanti fra cruda oggettività e febbrile onirismo: Il disperso (1976), Le meraviglie dell’acqua (1980), Glenn (1982, premio Viareggio), Donna del gioco (1987), La luce del distacco (1990), Poesia della fonte (1993), Per un secondo o un secolo (2003), Vite pulviscolari (2009), Malaspina (2013). Per il teatro ha scritto Nel tempo che non è più e non è ancora (1989). Nel 1983 ha curato un Dizionario della poesia italiana. Nel 2019 esce per Mondadori Sindrome del distacco e tregua e nel 2020 La vita docile.

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