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La strega di mezzogiorno. Ediz. italiana e tedesca - Julia Franck - copertina
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Descrizione


Il libro si apre con un agghiacciante prologo: siamo a Stettino nel 1945 e Helene, una donna in fuga verso ovest insieme al figlioletto, decide di abbandonarlo alla stazione e di sparire per sempre. Ma cos'è accaduto prima? Helene, la protagonista, vive, insieme alla sorella Martha, nella cittadina di Bautzen in Lusazia, fino alla morte del padre avvenuta durante la prima guerra mondiale, a seguito della quale la madre diviene preda della follia. Le ragazze decidono così di lasciare Bautzen e di trasferirsi nella rutilante Berlino degli anni '20; qui Martha diviene dipendente dalia droga, Helene si innamora corrisposta di Carl Wertheim, che però perderà presto a seguito di un incidente e avrà inizio in lei un processo simile a quello di cui era stata vittima la madre: una progressiva e inarrestabile insensibilità che la condurrà dapprima fra le braccia di un ingegnere nazista, che si rivelerà un individuo infame, e, in seguito, all'insana decisione, a cui abbiamo accennato inizialmente, di abbandonare il figlio.
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Dettagli

Pan
2008
368 p., Brossura
9788860871688

Voce della critica

Secondo una leggenda della Lusazia, il maleficio lanciato da una donna vestita di bianco, armata di falce, che appare a coloro che lavorano a mezzogiorno, può essere spezzato solo parlando per un'ora intera della lavorazione del lino. A questa suggestiva metafora della potenza della parola e dei magici intrecci della scrittura fa riferimento il romanzo, vincitore del prestigioso Deutscher Buchpreis 2007, che per originalità e maestria linguistica, resa con grande attenzione dal traduttore Matteo Galli, spicca nel panorama ormai vasto del romanzo familiare. Un genere, questo, di grande successo nella Germania riunificata, che sembra rispondere all'urgenza di scrittori sempre più giovani – l'autrice Julia Franck è nata nel 1970 – di misurarsi senza remore con il tragico passato tedesco.
Al folgorante prologo, in cui una giovane donna, Helene Würsich, in fuga dalla Prussia orientale, all'arrivo delle truppe sovietiche nel 1945, abbandona il figlio Peter di sette anni nella stazione di Stettino, segue, da una dolente prospettiva femminile, la ricostruzione retrospettiva della sua vita che si incrocia con quarant'anni di storia tedesca, dall'impero guglielmino agli anni cinquanta, dalla sonnacchiosa provincia orientale alla rutilante Berlino degli anni venti fra teatri all'avanguardia, club esclusivi e locali malfamati.
Esempio della "nuova donna" del primo dopoguerra, Helene si diploma con successo alla scuola per infermiere nella natia Bautzen, sognando gli studi universitari che non riuscirà mai a frequentare. Dopo la morte del padre si trasferisce a Berlino con la sorella Martha a casa di una zia, si innamora di un brillante studente ebreo che muore dopo il fidanzamento, sposa un uomo che si rivela violento fino alla brutalità e fedele funzionario nazista, padre del figlio che abbandonerà. Accanto alla protagonista, spicca per intensità il personaggio della madre Selma, "cieca nel cuore", incapace di amare le figlie, persa nel cordoglio dei figli maschi morti, indifferente al marito tornato mutilato dalla Grande guerra, chiusa al mondo, infaticabile collezionista di piume di uccello, pietre e bottoni, che sprofonda a poco a poco nella pazzia: un'ebrea discriminata e incompresa dalle stesse figlie. Non avere ceduto alla tentazione di connotare in tal senso il suo romanzo – la riscoperta di progenitori ebrei è diventato un fenomeno di moda – va senz'altro a onore della scrittrice, accusata tuttavia di prevedibilità e di cadute nel kitsch. Se convenzionale può apparire la ricostruzione del periodo tra le due guerre, segnata da riferimenti storici ben noti, come l'incendio del Reichstag o il rogo dei libri, il lettore più esperto di cultura tedesca può divertirsi a cogliere i riferimenti culturali, che forse avrebbero avuto bisogno di qualche indicazione per i meno avveduti, dal trionfale esordio dell'Opera da tre soldi brechtiana, di cui Helena è spettatrice, alle liriche della grande poetessa Else Lasker Schüler, alle citazioni della filosofia di Cassirer e di Heidegger nei dialoghi con l'amato Carl.
L'attenzione dell'autrice è rivolta alle vite delle persone comuni stravolte dagli eventi, la sua capacità inventiva si manifesta nel ricorso a vicende familiari abilmente trasformate in storie infinite, con grande cura dei dettagli. Spazio e tempo sembrano volutamente rimanere sullo sfondo, in quanto, più che descrittrice, Julia Franck è una grande narratrice, innamorata più del racconto che non dei personaggi, quasi senza sviluppo psicologico, delineati dalle parole che fanno da contrappunto al progressivo ammutolirsi della protagonista. Nel silenzio si consuma la scena finale, una delle più belle del libro, dove, in una circolarità ininterrotta con l'inizio, Helene, riapparsa dopo dodici anni di misteriosa assenza, non riesce a rivedere il figlio, che si sottrae all'incontro, per poi scomparire per sempre, inafferrabile "donna di mezzogiorno", questo il titolo originale sospeso tra realtà e leggenda, a segnare assenza di amore, difficoltà di relazioni, impossibilità di riconciliazione con il passato. Disincantata affabulatrice, Franck non sembra nutrire grande ottimismo sui destini umani, tra vite interrotte, desideri irrealizzati, genealogie spezzate, figli non amati e rifiutati. Ancora lungo appare il cammino per scoprire il gioiello nascosto nel pesciolino di materiale sconosciuto, ereditato dalla madre Selma, che Helene pone nel bagaglio del piccolo Peter come unico legame con il passato.
Smitizzando il Bildungsroman della grande tradizione tedesca e reinventando problematicamente il romanzo familiare, l'autrice rappresenta con la sua stessa biografia tra Est e Ovest le lacerazioni del suo paese e lo sforzo di ricucirle. Insieme ad altre scrittrici, salutate al loro esordio negli anni novanta come "miracolo delle ragazze" – Judith Hermann, Inka Parei, Tania Dückers –, Julia Franck è ormai una figura affermata sulla scena letteraria tedesca. Rita Calabrese

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Conosci l'autore

Julia Franck

1970, Berlino Est

Nel 1978, insieme alla madre e ai fratelli, lascia la DDR per stabilirsi a Berlino Ovest. Fra le sue pubblicazioni ricordiamo i due romanzi usciti nel 1997, Der neue Koch e Liebediener, e la raccolta di racconti Bauchlandung (2000). PIn Italia, per Le Lettere, ha pubblicato nel 2006 Il muro intorno e nel 2008 La strega di mezzogiorno, vincitore dell'edizione 2007 del Deutscher Buchpreis, il premio assegnato dai librai tedeschi al miglior libro dell’anno. 

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