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Studio assai interessante, anche e soprattutto per le riflessioni che Focardi presenta nel finale: l'Italia paese di scarsa o nulla memoria, di coscienza divisa, alleggerita, depotenziata o banalizzante. Focardi racconta la storia di un nascondimento, di un mito, e al contempo sottolinea la assoluta necessità di una vera memoria storica: fattore determinante per una vera convivenza civile, fuori dalle paludi che, specie negli ultimi vent'anni, hanno rimescolato tutto in una confusione interessata, che confida nel persistere dell'ignoranza, anzi nel suo rafforzarsi.
Non aggiungerei una parola alla recensione che mi ha preceduto. Il volume ricostruisce attraverso fonti molto diverse (memorialistica, volantini, giornali, cinema) la costruzione di una memoria pubblica della seconda guerra mondiale, volutamente distorta e che, nelle differenze dei diversi schieramenti, trova tuttavia fattori di comunanza, allo scopo ultimo di riscattare l'Italia, in particolare in previsione dei trattati di pace.
Veramente ottimo questo volume di Filippo Focardi, ben scritto, scorrevole, interessante dalla prima all'ultima pagina senza timore di noia, e sostenuto da un poderoso apparato bibliografico. Mi ha dato enormemente fastidio, il 27 gennaio 2013, la frase di Berlusconi sul fatto che Mussolini abbia fatto anche cose buone. Questo libro dimostra come un pensiero del genere sia purtroppo diffuso in Italia, e perchè lo sia, e perchè sia atrocemente sbagliato, fasullo, storicamente ingiustificabile, inaccettabile, e abbia permesso all'Italia di scaricare tutte le colpe della Seconda guerra mondiale sulla Germania. Già a guerra in corso si è venuto costruendo questo stereotipo, poi variamente declinato a seconda delle necessità politiche italiane del dopoguerra, e sempre più inculcato nella popolazione, con riviste, libri, saggi, diari, commemorazioni ufficiali, rivisitazioni della storia, manipolazioni, che continuano ancora oggi, come dimostrano le proteste formali dell'Italia contro un documentario della BBC sui crimini del fascismo in Etiopia e la scarsa pubblicizzazione di documentari, manuali e libri italiani che tolgono il velo a ciò che gran parte della storiografia ha volutamente ignorato. Ma anche all'estero le ricerche in questo campo sono sempre più avanzate, agli italiani tocca aggiornarsi e farsi un esame di coscienza - dopo 65 anni.
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