Il futuro nascosto

Un mondo a me sconosciuto quello di Zerach, purtroppo non sono riuscita ad entrare nella sua storia.

IL FUTURO NASCOSTO...la realtà nuda e cruda di tanti giovani che non hanno un futuro, vivono nell'incerto; abbattuti dal mondo dei raccomandati, dalla lunga burocrazia e scarsa meritocrazia.. L'immane tentativo di colonizzare" IL FUTURO "; La paura di dover chiudere per sempre in un cassetto il ritratto di ciò che si voleva essere...costringe Zerach, che non ha voglia di affogare nel disfattismo, a tramutarsi in un «apprendista funambolo» convinto che «esista una parte giusta della vita», ed a scapito del tempo, battuto dalle intemperie, resiste in bilico sopra una fune» nonostante l'inquietudine, lo smarrimento , il disincanto per un futuro incerto che evolve verso l'ignoto. Zerach ci ricorda che la vita riguarda il non sapere, il dover cambiare, il vivere il momento. Grazie sig. Sangineto per averci fatto sognare... la speranza è, prima che possibile, necessaria ad affrontare fatiche ed ombre del presente quotidiano.

Geniale, è l'unico aggettivo che mi viene in mente dopo la terza lettura de "Il futuro nascosto", per la felice sintesi narrativa che Antonio G. Sangineto riesce a fare delle diverse problematiche (esistenziali, politiche, sociali, ecc.) che investono questa nostra povera Italia, e l'intera Europa. In ogni episodio del romanzo o ti ci rispecchi o il pensiero va ad amici che vivono gli stessi problemi dei personaggi, descritti con un realismo che ti sembra, come dice Mara -la ragazza di Zerach, il protagonista- di sentire il polso di ognuno. E in questo l'autore mostra una non comune conoscenza della società e degli uomini, con una lucidità che ti sembra non di assistere ma di entrare in un film, pur avendo coscienza che stai leggendo un romanzo, e non solo per il contatto che si ha con la carta delle pagine, ma anche per la simbologia che Sangineto usa come metafora (vedi la citazione della trilogia del Caravaggio: La Vocazione di San Matteo, San Matteo e l'angelo e Martirio di San Matteo, che vanno letti rispettivamente come la passione, la speranza e la delusione di Zerach,; delusione che però diventa sprono a continuare la lotta per una vita dignitosa) e per il lirismo che caratterizza il rapporto che ha Zerach con tutti i personaggi, soprattutto con Cesare (il pensionato che gli subaffitta una stanzetta, perché non riesce ad arrivare alla fine del mese) e la ragazza, pensando alla quale la poesia diventa reale e prende corpo con questi stupendi versi: "Ho per patria il mondo,/per bandiera il cielo,/per confine Dio e/TI AMO: avevo fame e/il tuo corpo era un campo di grano". Vorrei continuare ancora a parlarne, ma temo di avere raggiunto lo spazio consentito. Comunque, lo farò con gli amici, a cui lo consiglierò caldamente, aspettando il prossimo romanzo di Sangineto.