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Anno edizione: 2014
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L'argomento di questo romanzo è quello, difficile e tragico, delle persecuzioni razziali e dei famigerati campi di concentramento nazisti. Sono tanti i libri che ne parlano, ma personalmente penso che tenere viva la memoria su questi fatti orribili della nostra storia non sia mai sbagliato. La lettura è scorrevole, il tema discretamente sviluppato, si legge bene. Consigliato.
E' il secondo libro di Patrick Fogli che mi capita di leggere. Questo scrittore ha la capacità di trasformare le parole in immagini e riesce a far scorrere le pagine di un libro come la pellicola di un film, in un mix di razionalità e poesia. Non tratta mai temi banali o leggeri. Le sue storie, dense di cronaca vera e dal forte impatto emotivo, riescono a colpire il lettore con la potenza di uno schiaffo. Stavolta l'autore racconta l'inferno subito dalle vittime dell'olocausto e la follia ossessiva dei sopravvissuti, due storie che si intrecciano e confluiscono in unico finale. Un romanzo avvincente nonostante il finale abbastanza prevedibile. Si fa leggere in pochi giorni, ma questo non è un difetto.
Libro molto pubblicizzato nei giorni della memoria, anche da quotidiani nazionali nei loro inserti speciali. Letto con un po' di difficoltà', soprattutto la parte che si riferisce ad Alberto, spesso difficile da capire. Non fa mai male rileggere sull'Olocausto, ma in questo libro l'autore ha ripreso notizie su Auschwitz scritte da altri e le ha trasferite all'Emile. L'Alberto ricorda molto da vicino il carabiniere scoppiato protagonista del penultimo romanzo di Carofiglio oppure il protagonista, anch'egli militare, del Corpo Umano di Giordano. In sintesi: libro che non mi ha convinto, dalla trama farraginosa e improbabile, scontato e poco originale.
Recensioni
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Un romanzo sulla vendetta e sul perdono. Che non sempre sono sulle facce opposte della medaglia.
Io non dovrei essere vivo.
Non dovrei parlare.
Non dovrei respirare
mangiare bere dormire pensare.
Io dovrei essere fumo.
Emile è nato a Parigi ed è ebreo da chissà quante generazioni. Non ricorda il giorno in cui ha iniziato ad avere paura, ma da quel giorno non ha più smesso. Quando è arrivato ad Auschwitz, nel settembre del 1942, non immaginava che sopravvivere a quell’inferno sarebbe stato peggio che morirci.
Alberto ha iniziato una nuova vita. Il suo passato nei servizi segreti è ormai alle spalle, per quanto possa esserlo un’esistenza di quel tipo. Perché lui è il migliore, e qualcuno se n’è accorto, tanto da offrirgli un incarico inatteso: la sorveglianza di un uomo molto anziano e molto ricco la cui vita è in pericolo, e non solo per il cancro che lo sta consumando.
A unire le loro storie un quaderno azzurro, a cui è affidata una verità che non tutti hanno il coraggio di guardare in faccia. E un’ossessione, che rende schiavi in attesa di poter rendere liberi.
Un romanzo sulla vendetta e sul perdono. Che non sempre sono sulle facce opposte della medaglia.
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