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Indice
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Dato che non mi piace buttare nel bidone della carta i libri noiosi, ho un angolo della mia libreria in cui raccolgo il libri che ho letto fino alla pagina 100. Se arrivo a quel punto e con tutta la buona volontà no riesco a finirlo va a far compagnia agli altri di quel settore. Questo vi è entrato con pieno titolo.
Trama interessante e coinvolgente in perfetto “stile Bordelli”. Uno spaccato storico che illumina periodi d’oro della storia italiana senza appesantire il lettore. Un libro equilibrato e forse più maturo rispetto al precedente. Marco Vichi si conferma uno scrittore su cui si può contare.
bellissimo
Recensioni
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«Entrò nel palazzo dell’usuraio e salì le scale senza fretta. Era deciso a non uscire da quell’appartamento finché non avesse trovato quello che cercava. Se era necessario avrebbe setacciato di nuovo tutta la casa centimetro per centimetro. Doveva per forza esserci qualcosa, altrimenti si sarebbe sentito sconfitto…»
Dei delitti e delle penne: i gialli, che già costituiscono la fetta più ragguardevole del nostro mercato librario, in estate sono di rigore, forse perché, dando i brividi, contribuiscono al refrigerio dei lettori. Fra le uscite più recenti, la nuova inchiesta del commissario Bordelli, l’eroe scontroso e viscerale del fiorentino Marco Vichi.
Nei romanzi del commissario Bordelli il piano temporale della memoria è altrettanto significativo e portante di quello dell’indagine in svolgimento. Si può dire che Marco Vichi porti avanti contemporaneamente due racconti: uno rientra nel genere poliziesco, si svolge negli anni ‘60 e riguarda la vita quotidiana di un commissario cinquantenne che ostinatamente persegue un concetto della giustizia non sempre coincidente con i protocolli giudiziari; l’altro è composto da storie di guerra, e ripercorre l’esperienza passata del giovane Bordelli e dei suoi compagni tra fascisti, tedeschi e partigiani, in un teatro di azioni e sentimenti contrastanti, che acquistano una valenza profetica nel rispecchiamento di un confuso e infelice presente.
Questa volta Bordelli è alle prese con l’omicidio di un infame usuraio, che gli provoca una crisi di coscienza perché simpatizza con l’assassino, mentre il suo giovane collaboratore Piras, in convalescenza nella natìa Sardegna, risolverà l’enigma di un finto suicidio portando alla luce i misfatti di un criminale di guerra. Lo svolgersi delle indagini permette a Vichi di approfondire le descrizioni d’ambiente e le psicologie dei personaggi, secondo la lezione di Simenon, rivisitata da un’impertinenza fiorentina che attribuisce al protagonista un’assoluta libertà di pensiero e di comportamenti, tanto che preferisce concedere amicizia e fiducia a ladri e prostitute piuttosto che ai suoi superiori gerarchici, con i quali è immancabilmente in conflitto. È vero che si tratta di una tipologia abbastanza collaudata, ma come si sa il successo di una serie gialla si basa su un modello prefissato, sul quale ogni autore imprime la sua impronta: nel caso di Bordelli, ci sembra che la caratteristica che lo distingue sia l’ossessivo ritorno del passato. I ricordi di guerra che punteggiano la vicenda non sono soltanto espedienti narrativi, ma chiave interpretativa della realtà.
A cura di Wuz.it
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