Al futuro del libro e alla rivoluzione in corso che sta portando al trasferimento del patrimonio scritto dal supporto cartaceo a quello elettronico è dedicato il recente volume di Darnton, uno degli storici che più profondamente ha rinnovato la storia socio-culturale con studi fondamentali sulla circolazione dei libri proibiti nella Francia del Settecento, così come sulla storia dell'editoria e della lettura d'Antico Regime.
Al centro della nuova riflessione ci sono problemi del presente e del futuro che coinvolgono l'autore non solo come studioso ma ora anche come direttore della biblioteca di Harvard, una delle più prestigiose del mondo, e come motore del progetto Digital Public Library of America, che si prefigge di creare una biblioteca pubblica digitale degli Stati Uniti. Intorno a questo grande sogno di costruire una "biblioteca universale" accessibile a tutti, in alternativa a quella a cui da anni lavora Google, Darnton scrive un appassionato appello a "una nuova ecologia, basata sul bene pubblico invece che sul guadagno privato".
Nel libro confluiscono alcuni degli articoli già pubblicati sulla "New York Review of Books". Essi testimoniano l'impegno dell'autore in una battaglia civile di fondamentale importanza: il libero accesso al sapere. Con un'ampia documentazione, Darnton affronta problemi diversi, ma tutti collegati. Sottolinea come le biblioteche abbiano subito, negli ultimi anni, un aumento vertiginoso del prezzo degli abbonamenti delle riviste accademiche: paradossalmente, gli studiosi pubblicano i propri saggi su queste stesse riviste, distribuite da società che hanno imposto un rincaro che arriva a volte fino al 400 per cento. Per far fronte a tale situazione, numerosi istituti di ricerca americani hanno chiesto agli studiosi di sottoporre i propri articoli unicamente a periodici open access (accessibili cioè a titolo gratuito). Ma il problema più scottante è legato ai motori di ricerca basati sul relevance ranking come Google Book Search (gbs), già in grado di fornire l'accesso a milioni di volumi, molti dei quali protetti da copyright. E sono proprio queste le pagine più appassionate del libro, che lo rendono, per molti aspetti, un pamphlet. Perché mai il progetto di Google Book Search sarebbe incompatibile con la missione delle biblioteche pubbliche che è quella di procurare libri ai lettori gratuitamente? C'è un modo per trovare un dialogo con l'intraprendente azienda californiana? Secondo Darnton, "la fondamentale incompatibilità tra gli scopi delle biblioteche e quelli di gbs potrebbe essere attenuata se Google offrisse alle biblioteche l'accesso ai propri database a condizioni ragionevoli".
Ma la causa contro Google, intentata da autori ed editori con l'accusa di violazione del copyright, ha prodotto un accordo tra le parti (del 28 ottobre 2008), noto come Google Settlement, che ancora una volta taglia fuori le biblioteche: prevede infatti la spartizione dei profitti tra gbs, autori ed editori. La conseguenza sarà che alle biblioteche, molte delle quali hanno fornito, gratuitamente, i libri che Google ha digitalizzato, verrà paradossalmente inflitta la sottoscrizione di abbonamenti i cui prezzi potrebbero salire come quelli delle riviste. Una risposta a tale ingiustizia può venire dal progetto, che vede coinvolte fondazioni private e biblioteche pubbliche, cui Darnton sta investendo grandi energie: la creazione di "una biblioteca digitale costituita da tutti i libri delle più grandi biblioteche di ricerca, accessibile gratuitamente all'intera cittadinanza, anzi, a tutto il mondo". La digitalizzazione può diventare uno strumento per democratizzare l'accesso alla conoscenza.
Il saggio di Darnton non è soltanto una riflessione sulle trasformazioni cui stiamo assistendo, ma anche un invito a guardare ai passaggi che hanno segnato la trasmissione della cultura scritta da Gutenberg a oggi, con uno sguardo di lungo periodo. L'ultima parte del volume, con un percorso a ritroso, riguarda infatti i temi che più hanno caratterizzato gli studi del grande storico americano: il lavoro nelle tipografie d'antico regime, la rete di persone che consente che i testi si trasformino in libri, le varie figure sociali che contribuiscono a farli arrivare ai lettori, dai "poveri diavoli" che rischiano la pelle nel commercio clandestino ai grandi librai delle città, tematiche che sono sintetizzate in un saggio del 1982, qui riproposto con il titolo Che cos'è la storia del libro. E proprio da tale saggio affiora che la proposta di Darnton applicata al passato può essere valida, mutatis mutandis, ancora oggi: guardare all'editoria con uno sguardo ampio che tenga conto di quel "circuito della comunicazione" che coinvolge l'autore, l'editore, il tipografo, il distributore, il libraio e infine il lettore, senza trascurare nessun anello del circuito.
All'analisi degli attori sociali che muovono tale circuito, Darnton aggiunge altri due aspetti fondamentali: l'attenzione al supporto attraverso cui il testo è trasmesso e l'attenzione alle modalità in cui la lettura è avvenuta e sta avvenendo. Nel saggio Inno alla carta, l'autore riflette sul pericolo per la conservazione degli originali che l'introduzione di nuove tecnologie comporta. A partire dagli anni ottanta nelle biblioteche americane e nella British Library si diffuse "la febbre del microfilm": per recuperare spazio e per reagire al temuto sbriciolamento della carta, intere collezioni di giornali furono mandate al macero o svendute per essere sostituite da chilometri di pellicola di microfilm. Allora nessuno aveva previsto che il microfilm "è un sostituto infedele, incompleto, difettoso e sovente illeggibile". Solo dopo qualche anno si scoprì che quel massacro era costato moltissimo e che non sarebbe stato necessario, dal momento che la carta dei giornali, nelle condizioni ambientali adeguate, sarebbe resistita molto più a lungo del nuovo supporto. E proprio a partire da questo esempio, Darnton invita a non trascurare i pericoli di conservazione che corrono i testi nati digitali e quelli convertiti in formato digitale proprio da Google Book Search. In un saggio dedicato alla bibliografia, si richiama all'insegnamento del bibliografo neozelandese Donald F. McKenzie, che ha posto l'accento su come le forme attraverso cui un testo è trasmesso non siano neutre ma condizionino profondamente il processo di costruzione dei significati. Leggere un testo sulle pagine di carta o su quelle scorrevoli di un e-book non è la stessa cosa: la tecnologia trasforma non solo il supporto ma anche la modalità di lettura e dunque la ricezione del testo.
Per capire le mutazioni del presente è necessario non perdere il raccordo con il passato. Solo così si possono cogliere analogie e differenze, e capire, ad esempio, che "l'esplosione delle modalità di comunicazione elettroniche è altrettanto rivoluzionaria dell'invenzione della stampa a caratteri mobili, e noi abbiamo altrettante difficoltà ad assimilarla di quante ne ebbero i lettori nel Quattrocento, quando si trovarono di fronte ai testi a stampa". Nello stesso tempo, però, le nuove tecnologie non sostituiscono di colpo quelle vecchie: come il manoscritto e il libro a stampa convissero per un lungo periodo così sta accadendo per la trasformazione in corso, che vede la coesistenza di libri a stampa e libri digitali. Siamo ancora lontani dalla temuta e da anni annunciata "morte del libro": a livello mondiale si stampano circa un milione di nuovi titoli all'anno. Lodovica Braida
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