Ravel. Un romanzo

Capriccio letterario, fantasia musicale in forma di parole, missione impossibile quella affrontata da Echenoz in questo romanzo. Un ritratto in chiaroscuro del compositore francese che lo scrittore francese tratteggia con puntualità e precisione quasi chirurgica, non senza inevitabili deviazioni immaginarie, per avvicinarlo e distanziarlo, al tempo stesso, al lettore. Intense le pagine che descrivono Il Bolero, l'opera più famosa e di Ravel, e il suo declino artistico e umano dovuto all'atrofia cerebrale.

Romanzo grandioso, scrittura impeccabile, limpida e traboccante biografia degli ultimi dieci anni di vita di Ravel. Qui, però, come in tutta la trilogia di Echenoz (che comprende Lampi e Correre) davvero il protagonista sembra essere piuttosto la scrittura, più che non il soggetto narrativo. La figura di Ravel sembra piuttosto la scusa per un'epopea sulla solitudine e sulle contraddizioni dell'animo umano. E su tutto regna la scrittura, magica e preziosa, precisa e tagliente, ironica e metamorfica, che col suo potere trasporta il lettore ben al di là del testo, finendo col parlare direttamente a noi, a quel che siamo, alle nostre solitudini e ai nostri dubbi più intimi.

Bello e magnificamente tradotto. Echenoz sulle biografie (questo è il primo di una trilogia) non sbaglia; avvincente ritratto del maestro.