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Anno edizione: 1992
Anno edizione: 2016
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Lo porto sempre con me. Letto e riletto. Un piccolo gioiello.
Che dire? Ci troviamo a leggere un piccolo grande gioiello del grande maestro siciliano. Consigliatissimo.
Romanzo, saggio storico, trattato antropologico sullo spirito siciliano, pamphlet politico, "non-fiction" prima che da noi si usasse quel termine, un po' tutto insieme. Sciascia ricostruisce la storia vera di un eretico di Racalmuto nel '600 che ammazzò un inquisitore e sul rogo, davanti ai suoi aguzzini che cercavano di convertirlo (ma ovviamente senza voler salvargli la vita), affermò senza mezzi termini che Dio è ingiusto. Per sintetizzare con le parole di Sciascia con cui si chiude il libro: la storia di "un uomo che tenne alta la dignità dell'uomo".
Recensioni
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Morte dell'inquisitore (1964) occupa un luogo del tutto a parte nell'opera di Leonardo Sciascia. La ragione ne fu data dall'autore stesso: «è un libro non finito, che non finirò mai, che sono sempre tentato di riscrivere e che non riscrivo aspettando di scoprire ancora qualcosa». Un libro, dunque, fondato su un mistero non del tutto svelato, forse non del tutto svelabile. E inoltre il libro dove Sciascia ha disegnato la figura di un suo antenato ideale, l'eretico Diego La Matina («personaggio che non doveva più lasciarmi»). Il tema dell'Inquisizione, infine, rimane (e rimarrà sempre) quanto mai delicato, perché come scrisse Sciascia stesso con memorabile efficacia «appena si dà di tocco all'Inquisizione, molti galantuomini si sentono chiamare per nome, cognome e numero di tessera del partito cui sono iscritti». Parole che ci fanno intendere, come meglio non si potrebbe, l'attualità immediata che questo libro ha per noi e confermano un'altra annotazione di Sciascia: «Mi sono interessato all'Inquisizione poiché questa è lungi dal non esistere più nel mondo».
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