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Anno edizione: 2010
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Nel libro sono raccolti articoli pubblicati sulla "Repubblica". E' un libro chiaro, di piacevole e interessante lettura, con interviste a Junger, Herman Heidegger figlio del filosofo della Foresta nera, Halbert Hofmann lo scopritore della droga sintetica LSD e Hans-Georg Gadamer che ebbe con Heidigger " un rapporto confidenziale e familiare" e che dice che Heidigger " fosse un antisemita è un'immane sciocchezza". L'autore ritiene che " temporaneo e organico che sia stato, l'impegno nazionalsocialista di Heidegger è un fatto storico incontestabile" e si domanda come mai, il più grande filosofo tedesco del Novecento, abbia aderito al nazismo, un'ideologia barbara. Heidegger, dopo la guerra, su questa sua vicenda, ha sempre mantenuto un "ostinato e ingombrante silenzio". Forse il filosofo, si illuse di portare la filosofia nel cuore stesso della politica, senza, però, riuscirvi. L'autore conclude il libro con questa domanda: "Com'è possibile, oggi, riconciliare filosofia e politica dopo che il solo grande pensatore del nostro tempo le ha dissociate?"
Le interviste al militaresco Junger, quelle al raffinato Gadamer, gira e rigira, finiscono sempre attorno alla questione: ma come ha fatto Heidegger a iscriversi al partito di Hitler e a non chiedere neppure scusa? Il libro, anche con alcune ripetizioni, indugia sul privato heideggeriano, su beghe già ampiamente note, come l'infedeltà, l'irriconoscente abbandono nei riguardi di Husserl: però col tono, francamente insopportabile, di chi dice che lo sciamano di Messkirsch, per essere il più grande filosofo del Novecento, bisogna pur perdonarlo per la sua cantonata nazista.
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