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Indice
Migrazioni
Martedì scorso, mentre tutti i giornali dedicavano numerosi articoli alle tensioni fiorentine, su la Repubblica appariva una vignetta di Bucchi: rappresentava due silhouette, un'Africa enorme e incombente, un'Italia minuscola; accanto, una Firenze che non era rappresentabile neppure con un puntino (e sotto c'era scritto "Dove vogliono più polizia"). Sul Corriere della Sera si riassumeva la storia delle mutazioni climatiche sul nostro pianeta dal 4000 a.C. a oggi. E da questa rassegna emergeva che a mano a mano la fertilità o l'aridità di un continente provocavano immense migrazioni che hanno cambiato il volto del pianeta e creato le civiltà che oggi conosciamo o per esperienza diretta o per ricostruzione storica.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
All'inizio strappavo la pagina dell'Espresso dedicato alla Bustina per conservarla, poi, quando è stato pubblicato un libro che comprendeva tutte le bustine che il grande Umberto Eco aveva realizzato nel corso del tempo, non ho potuto fare altro che acquistarlo. E' ancora di grandissima attualità.
Una raccolta un po datata in alcune sue parti, ma sempre interessante
Non di rado capitava di acquistare l’Espresso unicamente per le rubriche di alcuni autori, i decani Biagi e Bocca, lo spassoso Serra, Travaglio, nel novero di queste brillanti penne rientrava ovviamente Umberto Eco con la sua “Bustina di Minerva” , spazio prima settimanale (se la memoria non m’inganna…) e poi quindicinale, in alternanza con “Vetro soffiato” di Scalfari. In tale rubrica il grande semiologo e romanziere poteva sbizzarrirsi, affrontare qualsiasi argomento sezionandolo da par suo, trovando letture originali di qualsiasi avvenimento avesse catturato la sua attenzione, arricchendo il tutto con riferimenti di elevato livello culturale e senza dimenticare l’ironia, venante ogni suo scritto. Classico libro da tenere sempre ben posizionato nella libreria e pronto all’uso, molte “Bustine” manterranno freschezza e attualità per anni e una rilettura, anche (o soprattutto) in ordine sparso, sarà immancabilmente istruttiva e piacevole.
Recensioni
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"Una volta un tale che doveva fare una ricerca andava in biblioteca, trovava dieci titoli sull'argomento e li leggeva; oggi schiaccia un bottone del suo computer, riceve una bibliografia di diecimila titoli, e rinuncia."
Umberto Eco è sicuramente il nostro maggior intellettuale, l'unico che possiamo esportare con orgoglio dal Giappone a Cuba, essendo notissimo in tutti i paesi del mondo. Ma, caso davvero raro, sa rendere la lettura delle sue opere talmente divertente e interessante, da far sì che anche il lettore meno preparato compri ogni nuovo libro che pubblica, sia anche il difficilissimo Kant e l'ornitorinco, certo di non annoiarsi. Le Bustine di Minerva, è la raccolta delle famose "Bustine" che compaiono nell'ultima pagina dell'Espresso dal marzo 1985, per i primi anni con cadenza settimanale e dal 1998 quindicinale. Alcune erano già state pubblicate ne Il secondo diario minimo, ma è un'idea davvero felice averle qui raccolte in modo compiuto, suddivise in capitoli tematici e possibili da leggere anche seguendo nell'indice il titolo di ciascuna e il proprio interesse in quel momento. Brevi, in genere di poche pagine, spesso legate all'attualità, ma altrettante volte capaci di trattare temi che non perdono forza col passare degli anni, ci propongono l''ecopensiero" con molta più vivacità di un trattato o di una conferenza. E il termine "ecopensiero", vuole anche indicare come le riflessioni qui riportate rappresentino davvero una forma di ecologia del pensiero, liberato da ogni tipo di inquinamento, da mode e da ovvietà, senza timori di dire cose che possano apparire sgradevoli o sgradite, con in dote solo una brillante intelligenza e una straordinaria capacità di utilizzo della lingua.
Si parla di migrazioni e di guerra (ed è da leggere, per approfondire un po' queste riflessioni, il piccolo volume uscito per i pasSaggi Bompiani, Cinque scritti morali), si coglie l'orrore per la pena di morte, si irride al culto esasperato del politically correct e allo stravolgimento che può portare non solo nei rapporti interpersonali, ma nel giornalismo o nella critica; a questo proposito va ricordato il recente volume di David Denby, Grandi libri, che testimonia come nelle università americane anche i classici della letteratura vengano sottoposti al vaglio del "politicamente corretto" (e si arriva condannare l'Iliade perché esalta la violenza...). Si parla di processi e di politica, di trasmissioni televisive e di film, di cronaca rosa e di calcio, del mondo dell'informazione e di quello della cultura, il tutto sempre con una incredibile capacità di spiazzare e divertire il lettore attraverso nonsense e giochi linguistici, riflessioni per assurdo, esempi e "parabole" di certo geniali. Ma non manca la riflessione più pensosa, che tocca e colpisce per l'acutezza e la puntualità dell'osservazione, o lo sguardo attento alle trasformazioni culturali di questi ultimi anni che mostrano come si può vivere una vera e propria rivoluzione, come quella tecnologica, senza esserne travolti e senza perdere il senso della realtà (quella vera e non solo quella virtuale).
Citerei ad esempio la chiusura di una "bustina" del 1997 centrata su un tema di grande attualità e dal titolo significativo: Uno scienziato pazzo ha deciso di clonarmi. "Clonare esseri umani sarà un pessimo investimento per chiunque. Quale grande personaggio vorrebbe correre il rischio di perpetuarsi attraverso una caricatura? Tutto sommato è ancora più ragionevole fare figli col vecchio sistema. E poi, se fosse vero che in una cellula c'è già tutto il nostro destino, perché varrebbe la pena di vivere?".
A cura di Wuz.it
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