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Alla ricerca di un altro comunismo - Lucio Magri - copertina
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Alla ricerca di un altro comunismo

Descrizione


Passione e ideologia, di questo era fatta la vita di Lucio Magri. Una passione lucida, incrollabile e una riflessione politica nutrita dallo studio febbrile, dal desiderio di comprendere la realtà storica e sociale nelle sue trasformazioni. Dagli anni del boom alla Primavera di Praga, dal Sessantotto alla fondazione del manifesto e del Pdup, dal compromesso storico alla fine del Pci e all'avventura naufragata della rifondazione di un nuovo partito comunista, lo sguardo critico e gli scritti di Magri hanno attraversato la seconda metà del Novecento. I saggi qui raccolti - articoli, relazioni politiche, interventi parlamentari - rappresentano una testimonianza unica dei passaggi cruciali della storia del nostro paese. Una storia collettiva, quale è stata quella di Magri, fatta di incontri e congressi, scontri e riconciliazioni, comitati, redazioni, compagni e amici, come ben raccontano la prefazione di Luciana Castellina e l'ultima intervista prima della morte, realizzata da Famiano Crucianelli e Aldo Garzia. Alla ricerca di un altro comunismo non è solo un omaggio all'intellettuale più rigoroso che abbia avuto la sinistra italiana, ma uno strumento affilatissimo per capire l'attuale catastrofe. È la traccia di un'avventura irripetibile, del dirigente forgiato nella generazione dei grandi, del militante "eretico", di una vocazione rivoluzionaria inarrestabile, almeno finché il pessimismo non ha avuto la meglio sulla volontà.
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Dettagli

2012
22 novembre 2012
288 p., Brossura
9788842818618

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adriano
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Splendida selezione di testi (che avrei addirittura riportato integralmente, almeno il bellissimo "In nome delle cose") di uno dei politici e intellettuali più eterodossi della sinistra (ma sarebbe più giusto dire Sinistra con la maiuscola) della Prima Repubblica. Stupiscono la lucidità d'analisi e la preveggenza rispetto a tante degenerazioni del nostro paese, e di quella parte politica soprattutto. Meravigliosa anche l'ultima intervista riportata in apertura, e commovente il ritratto politico e umano fatto da Luciana Castellina. Una sinistra d'altri tempi, di cui essere fieri, ma da non dimenticare!!!

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Voce della critica

A due anni dalla morte di Lucio Magri, tre dei compagni che hanno condiviso il suo lungo e travagliato percorso nella storia del comunismo italiano raccolgono in questo volume una serie di contributi che aiutano a far luce su questa figura che è andata assumendo sempre più i caratteri di protagonista intellettuale della sinistra europea. Diciamo europea a ragion veduta, perché Il sarto di Ulm (quella "possibile storia del Pci" a cui dedicò gli ultimi anni della sua vita; il Saggiatore, 2009, cfr. "L'Indice", 2010, n. 2) è stato tradotto in inglese, meritandosi una recensione niente meno che di Eric Hobsbawm sulla "London Review of Books"; e nel volume è riprodotto il ricordo di Magri che Perry Anderson ha pubblicato sulla "New Left Review", in cui non esita a definirlo "l'unico intellettuale rivoluzionario in grado di pensare in sintonia con i movimenti di massa sviluppatisi durante il corso della sua vita". Non appare dunque un semplice omaggio alla sua memoria l'iniziativa che un gran numero di compagni che gli sono stati vicini nella sua lunga avventura politica hanno deciso di intraprendere: la costruzione di un sito (www.luciomagri.com) che "vuole mettere a disposizione tutti i suoi scritti e aprire uno spazio di riflessione collettiva". Alla ricerca di un altro comunismo si compone sostanzialmente di tre parti. La prima è una lunga e bella prefazione di Luciana Castellina, che oltre a essere stata per anni compagna di vita di Magri ne ha condiviso in gran parte l'esperienza politica: prima nella sinistra del Pci, poi nel "Manifesto rivista" (che porta entrambi, insieme a Rossana Rossanda e Aldo Natoli, all'espulsione dal partito), infine nel complicato percorso che attraverso il Pdup lo vede riapprodare al Pci nel 1984, opporsi al suo scioglimento nel 1990 ed essere protagonista della nascita di Rifondazione comunista. Castellina ripercorre queste tappe con un pacato distacco e con tocchi di disincantata leggerezza, come quando ricorda che i giovani della Fgci regalarono a Pietro Ingrao un paio di mocassini (calzatura allora piuttosto audace per un funzionario del Pci) accompagnato da un biglietto che diceva "Cammina coi tempi, cammina con noi". Rivendica gran parte delle scelte compiute ma non lesina spunti autocritici. E questi appaiono ancora più accentuati nella lunga conversazione che Magri intrattiene con gli amici e compagni Famiano Crucianelli e Aldo Garzia nell'anno che precede la sua volontaria uscita di scena: quasi un appassionato flusso di coscienza in cui traccia un bilancio lucido della sua vita politica, senza fare sconti né a se stesso né a quel Pci che resta in tutta evidenza, prima e dopo la sua mutazione e la sua fine, il punto di riferimento obbligato della sua riflessione e delle sue scelte. E alcuni passaggi della conversazione sono illuminanti, anche più di quanto fossero le pagine del Sarto di Ulm: si veda per esempio la definizione della "sinistra comunista", che "nella sua idea originaria voleva essere un punto di mediazione, un ponte, fra i movimenti e la tradizione comunista": funzione che le fu negata (o molto ridotta) dallo spostamento a destra dell'XI congresso del Pci del 1966, dai limiti del movimento, e dalla radiazione del gruppo del Manifesto nel 1969. "A tanti anni di distanza – confessa Magri – penso che quell'esito fosse inevitabile ma che noi avremmo dovuto gestire in modo diverso quel delicato passaggio. (…) Avremmo dovuto selezionare diversamente le priorità nel confronto interno, per esempio dovevamo insistere con più forza sul tema del partito: la sua natura, la sua realtà concreta, il suo rapporto con i luoghi di lavoro e i suoi meccanismi interni". Non mancano giudizi molto critici sull'incapacità del Pci di cogliere il momento di straordinaria novità che fu rappresentato dalle lotte del 1968-69, per il peso di una cultura politica che dopo Togliatti (per il quale Magri, come tutto il gruppo del Manifesto, mostra con il passare degli anni una crescente ammirazione) non era stata più capace di rinnovarsi. Ma il legame con il partito resta una specie di cordone ombelicale che Magri (come in altro modo Aldo Natoli) non riesce e forse non vuole davvero tagliare: fino a compiere la scelta di rientraci all'epoca del "secondo Berlinguer", quello che aveva voltato le spalle al compromesso storico ormai fallito e puntato con forza sulla "diversità" del Pci. La terza parte del volume raccoglie, in poco più di centoventi pagine, una scelta di scritti particolarmente significativi di Magri, che da soli meriterebbero una recensione più ampia di questa. Sono scritti che scandiscono alcuni momenti decisivi del suo percorso politico, dei quali almeno tre possono essere segnalati: il breve saggio sulle novità del neo-capitalismo pubblicato su "Les Temps modernes" nel 1962, l'articolo ancora più breve uscito sul "Manifesto" del 24 agosto 1972, Breve la vita felice di Lord Keynes, una preveggente analisi dei primi sintomi di una crisi storica del capitalismo, e la relazione al congresso di Rifondazione comunista del 1993, densa di spunti straordinariamente attuali. Aldo Agosti

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Conosci l'autore

Lucio Magri

1932, Ferrara

Nato a Ferrara il 19 agosto 1932 (e poi cresciuto a Bergamo), nei primi anni Cinquanta è fra i redattori della rivista mensile "Per l'azione", un organo dei giovani della Dc. Nel 1955, esce un altro periodico democristiano di sinistra, "Il Ribelle e il Conformista", di cui Magri è direttore con Carlo Leidi. Lì utilizza lo pseudonimo Cesare Colombi. In seguito entra nella redazione della rivista, "Il Dibattito politico", che, legata all'orbita ideologica di Franco Rodano, è diretta da Mario Melloni, con condirettore Ugo Bartesaghi. Tra i redattori: Chiarante, Ugo Baduel, Giorgio Bachelet, Edoardo Salzano e altri. Programma dichiarato è "la ricerca delle necessità che sollecitano il mondo cattolico e quello comunista al dialogo". «Potrà...

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