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A un individuo che pare non aver mai visto prima una balla di fieno o una gallina, viene commissionata un'opera sulla vita emotiva degli animali da fattoria. Inizia così un ristretto tour di rifugi per animali e allevamenti, nei quali l'autore si meraviglierà di fronte a un agnello che salta o una mucca che muggisce più di quanto farebbe Fabio Fazio in presenza di David Copperfield. Trattazione incompetente, dispersiva, poco documentata, sciatta, impressionistica, molto superficiale e lacunosa, che non arriva mai al dunque né attraverso il cuore né per il cervello. Fate piuttosto una gita in campagna o guardatevi un documentario della BBC.
Un libro delizioso, ma probabilmente destinato solo a chi ama già gli animali. Ingenuo nel pensare che con un tono così soft si possa convincere qualcuno a difendere gli animali da fattoria destinati esclusivamente al consumo. Gli animali vanno difesi anche con la forza, non solo raccontando aneddoti.
Premetto che io non sono vegetariana, quindi archiviamo subito il possibile presupposto che questo sia un libro destinato agli adepti di tale stile di vita, ma credo nella vita. Talvolta noi esseri umani ci crediamo onnipotenti, pensiamo che la vita sia un dono soltanto a noi destinato,e finiamo per dimenticarci che intorno a noi ovunque c'è vita. E allora, ancor peggio, crediamo che tutto quello che vive ma non è umano abbia un valore relativo. Non è così. Tutti gli esseri viventi che soggiornano in questo mondo hanno diritto di vivere, di essere rispettati e di affrontare il loro ciclo vitale, per quanto tortuoso e difficile possa essere. Non possiamo essere tanto ottusi da pensare ad un maiale come ad un prosciutto o ad un vitello come ad un hamburger; dobbiamo arrivare alla consapevolezza di mettere nel piatto qualcosa che un tempo era vivo, che ha sofferto, che ha sognato e che magari avrebbe voluto vivere ancora. Io credo nella dignità degli animali, mi rifiuto di credere che siano stati creati per fornire proteine a noi esseri umani; non voglio proibire alle persone di mangiare carne ma mi piacerebbe che pensassimo a com'era quell'hamburger nel nostro piatto prima di divenire tale. Forse di proteine ne mangeremmo un pò meno (cosa che tra l'altro ci farebbe bene)e ci preoccuperemmo un pò di più di dare una vita più decente a quelle creature che finiscono nel nostro stomaco. Almeno, visto che gli facciamo conoscere il dono della vita solo per togliergliela, trattiamoli con dignità nel breve passaggio sulla terra. Cosa contiua a sconvolgermi è che la gente ce l'ha tanto con i cacciatori e col palio di Siena e non pensa minimamente a che vita d'inferno fa quel vitellone destinato a diventare una fiorentina.
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