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scheda di Sergi, G., L'Indice 1997, n. 6
Rinunciamo troppo spesso a "osservare quello strano spazio che si trova 'tra' le cose, quello che mettendo in contatto separa, o, forse, separando mette in contatto, persone, cose, culture, identità, spazi fra loro differenti". Con qualche virgola in meno questo passo sarebbe perfetto per spiegare non solo i contenuti ma anche le tesi di un libro dalla forma ineguale (molte pagine sono davvero ben scritte), che ha la rara capacità di rendere oggetto di bilancio e di sintesi un argomento non familiare alla cultura corrente. La frontiera che non è solo "verso" ma è anche "contro... qualcosa o qualcuno", il confine come "separazione fra spazi contigui" (un limite "comune", quindi pacifico) sono qui sottratti alla loro frequente sorte di sinonimi, ma solo per riflettere con maggiore chiarezza sullo "spazio" che corrisponde ai due concetti: ciò che "sta nel mezzo" più che una linea netta; un prodotto di elaborazioni mentali variabili più che un dato (geografico, politico, psicologico, etnico) immutabile. È un libro che aiuta a organizzare categorie interpretative nei campi più diversi: dalla politica alla salute, dall'urbanistica alla prossemica, dalla cultura alla quotidianità. La storia fornisce ovviamente un supporto importante alla relativizzazione del concetto: perché solo i confini "naturali" ne escono con qualche carattere di possibile permanenza (anche se Zanini polemizza, giustamente, con l'idea ottocentesca di confine naturale non permeabile). La formazione dell'autore è ai confini (appunto) fra architettura e filosofia, ma almeno i classici della storia del tema risultano in bibliografia, apprezzabile come la simpatia per chi, una volta costruite le coordinate mentali degli spazi, non si colloca al loro centro ma opera ai loro margini.
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