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Anno edizione: 2011
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Un libro scorrevole ma denso. L'autore solleva una delle questioni più spinose della nostra storia, partendo dal presupposto che il Risorgimento voleva fare dell'Italia un paese laico unito e libero, perché abbiamo dimenticato i valori della nostra nascita? Nella risposta ci sono pagine molto interessanti della nostra storia, della nostra cultura e accenni biografici dell'autore che ha conosciuto molti tra i maggiori storici italiani del secolo scorso.
Due punti fermi sul Risorgimento: a)fu un fatto positivo e lo stato unitario che ne segui pose,pur con tutti i suoi limiti,le premesse per lo sviluppo economico e sociale del paese. b)ad aprire le porte al fascismo non furono le matrici autoritarie insite nello stato unitario,ma il trauma della Grande Guerra. E' vero che il processo unitario non fu esente da errori e specialmente nelle regioni meridionali furono commessi misfatti gravissimi e non tutti i problemi furono risolti ecc,ecc. ma il metodo dello storico-scrive Salvemini- e quello di confrontare il punto di partenza cioè il 1871 con il punto di arrivo,la Grande Guerra,e ,considerata la povertà italiana di risorse,i progressi fatti furono enormi. Altro punto interessante,durante tutto il corso dell'Ottocento,che non per niente fu definito il secolo delle nazioni,nasce e si consolida il bisogno da parte di popoli assoggettati ad un dominio straniero,ma dotati di una tradizione culturale molto forte che li faceva sentire nazione,di diventare indipendenti,di scacciare gli oppressori...Prima dell'Italia raggiunsero l'indipendenza la Grecia ed il Belgio,contemporaneamente all'Italia si mossero per conquistare indipendenza ed unità i polacchi,gli ungheresi,i bulgari ed i serbi. Le caratteristiche del risorgimento italiano furono l'orgoglio per i passato illustre e glorioso che si accompagna ad una frammentazione politica secolare. Prima della Rivoluzione Francese ci sono in Italia undici Stati e se è vero che anche la Germania era frammentata i suoi sovrani erano tedeschi. Infine ci fu da noi la duplice azione,fortuita e non armonica,di uno stato monarchico con forte tradizione militare e del movimento democratico,cosa che manco' in Germania. Sulla questione se fu fatto di popolo o azione di una minoranza, il Prof,Gentile sottolinea come nessuna nazione in Europa venne costruita dall azione consapevole di moltitudini alfabetizzate e cita il caso degli abitanti di Isernia che massacrarono i garibaldini...
E' un libro-intervista in cui, caso più unico che raro, le domande sono più interessanti delle risposte.
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