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Anno edizione: 2009
Anno edizione: 2009
Anno edizione: 2012
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Grande idea quella degli scarafaggi! Sì gli stessi nomi del favoloso quartetto! Ma qui stanno molto in basso per elevarsi con la fantastica scrittura di Luca Ricci! Imperdibile!
Una lunga riflessione tra ironia e satira sulla scrittura, gli scrittori e la società. Un punto di vista a dir poco originale (quello di uno scarafaggio) e uno stile che rende la lettura molto piacevole. Del best seller che dà il titolo e della sua realizzazione si parla poco a ben vedere, poiché si tratta di un pretesto per riflettere su ciò che gira "intorno" alla scrittura. Gli argomenti trattati sono un mezzo e non un fine, come il protagonista stesso suggerisce.
Breve romanzo di fantasia e allo stesso tempo breve saggio sulla scrittura, di godibile lettura. Molto lungimirante e premonitore quanto si legge a pagina 84: "-I parlamenti si suddividono nei seguenti partiti: molto a destra, a destra e un po' meno a destra."
Recensioni
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Scrivere conto terzi per aiutare un eroe sfortunato non è impresa nuova, da Cyrano in poi. Raffazzonare un best seller per arricchirsi in fretta, men che meno. Ma se a farlo sono quattro scarafaggi e la nobile causa è quella di risparmiare lo sfratto a uno squattrinato scrittore parigino, nel cui lurido appartamento i quattro insetti vivono da re, ecco che il remake kafkian-cyranesco diventa anche un divertente saggetto sulla letteratura di consumo.
Briac è uno scrittore puro. Non vuole scrivere un libro, ma un capolavoro. Dalla sua penna non esce niente da anni, se non un'ambiziosa lista dei "Principi fondativi del racconto nel XXI secolo". Per questo rischia lo sfratto. I quattro scarafaggi di nome di nome guarda caso John, Ringo, Paul e George decidono di aiutarlo, scrivendo a suo nome un libro che renda abbastanza da risolvere i suoi problemi finanziari. Le ispirazioni: i "Principi" narrativi di Briac, presi alla rovescia (facendo l'esatto contrario di quello che uno scrittore puro ritiene buono e giusto, magari qualche copia si arriva a venderla), e la portinaia di nome guarda caso Rossana, a cui chiedono consigli in chat con il nickname Cyrano. In 57 giorni sfornano un romanzo che la portinaia divora con entusiasmo, e che promette di diventare un vero best seller.
Il nuovo libro di Luca Ricci affronta ridendo temi di capitale importanza. La lettura deve essere un'esperienza estetica o ricreativa? E lo scrittore una macchina da entertainment o un individuo esangue e pieno di sé? Scrivere un libro: basta mettersi di buzzo buono e seguire regole prefissate, o bisogna aspettare l'ispirazione? E poi, cosa ha da dire la letteratura? È abbastanza imbastire una trama avvincente, che emozioni il lettore e gli dia l'impressione di esaurire il mondo di cui parla, come fanno le quattro blatte saltellando a ritmo sulla tastiera del pc? No, ma almeno un lettore, Rossana, loro ce l'hanno. La letteratura sperimentale di Briac fa ancor meno: rimane pura teoria nella lista dei "Principi fondativi", la sola opera che lui abbia completato.
Il formalismo di Briac e il successo commerciale degli scarafaggi sono, come in una parabola, due estremi esemplari: libri usa-e-getta versus sperimentazione fine a se stessa. Ma la morale qual è? Di certo si simpatizza istintivamente con gli scalcinati scarafaggi-scrittori, e Briac e la sua conventicola sono ritratti con precisione impietosa come "idioti letterari ibernati nel mito della bohème". E però, a ben guardare. I "Principi fondativi del racconto nel XXI secolo" scritti da Briac somigliano molto lo ammette anche l'autore agli appunti per una letteratura "pura, etica e all'occorrenza formalistica" enunciati da Ricci nel suo blog http://persecutorio.iobloggo.com. E le due opere precedenti di Luca Ricci, la raccolta L'amore e altre forme d'odio (Einaudi, 2006: racconti brevissimi) e La persecuzione del rigorista (Einaudi, 2008: romanzo breve ma intenso), sembrano rispondere nel gusto scarno che ricorda Carver, nella forma scorciata, nella rinuncia "ad affrontare tutto il reale" proprio ai principi di Briac, gli stessi che gli scarafaggi capovolgono creando il loro best seller. E infine la biografia in copertina cita, a beneficio dei più attenti, la lezione "I dieci comandamenti del racconto breve" che Ricci porta nelle scuole di scrittura. I due scrittori, insomma, sono parenti stretti, e l'uno sembra parlare per bocca dell'altro.
Malgrado l'antipatia di Briac, quindi, non è credibile pensare che Ricci tifi per i suoi simpaticissimi e coltissimi scarafaggi. Se un libro di successo sanno scriverlo loro, sembra dirci, lo può fare chiunque. Ma cosa dev'essere dei vari Briac, bene intenzionati e con alte aspirazioni, però non più capaci di comunicare con il genere umano? Devono sparire, sostituiti dagli scrittori-insetti dell'industria culturale? Forse no. Ma la scelta è fra sparire e mediare. "Tradire il proprio mezzo espressivo per farlo sopravvivere", come dice nel libro un esperto di cybercultura in tv. Niente snobismo, niente culto dell'autore (e c'è chi legge, nel nome del vanitoso Briac, una frecciata via anagramma a un noto scrittore nostrano) e la consapevolezza che lo spazio per formalismi e sperimentazioni è poco. Dopodiché e a parlare è ancora Luca Ricci, ancora dal suo blog può anche non interessare "l'accanimento terapeutico. Se la letteratura deve morire, che muoia, come è già successo con l'opera o il balletto". Lasciando il campo agli scarafaggi, una specie tra le più resistenti ai cataclismi naturali e, a quanto pare, anche a quelli culturali. Del resto, non sarebbe la prima volta che un insetto prende il posto di uno scrittore.
Irene Soave
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