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Anno edizione: 2012
Anno edizione: 2021
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mi incuriosisce, lo leggerò sicuramente
Questo piccolo libro di Virginia Woolf consta di due saggi ovvero "Come si dovrebbe leggere un libro" e "Che effetto fa un contemporaneo". Nel primo parla del lettore comune e della sua utilità e della libertà che deve avere nel giudicare i libri che legge, indjpendentemente da cosa di quel libro pensano i critici. Un passo del saggio dice:" Ammettere delle autorità nelle nostre biblioteche, per quanto togate e con tanto di ermellino, e permettere loro di dirci come leggere, cosa leggere, che valore dare a ciò che leggiamo, significa distruggere quello spirito di libertà che è come il respiro di quei santuari. In qualsiasi altro luogo siamo costretti da leggi e convenzioni: qui, non ce ne sono." Nel secondo saggio invece, la Woolf ci parla di quanto sia difficile per un critico, e non, giudicare un contemporaneo, poiché si tende sempre a metterlo a confronto con gli scrittori del passato. Questi saggi sono pieni dell'acume a cui la Woolf ci ha abituati.
Semplicemente impeccabile nella sua prosa piana questo succinto libello, un vero e proprio tributo al lettore comune, che dichiara fin dalle prime righe di non voler dare consigli a nessuno su cosa leggere e su quali autori preferire, ma raccomanda soltanto di indagare la realtà, insieme razionalmente ed emotivamente, senza trascurare di penetrare il mondo interiore di ciascun autore. Rappresentarsi congiuntamente i due mondi, quello esterno, storico, contingente e quello interiore col suo incessante flusso, ora calmo ora impetuoso, di emozioni e sensazioni è il vero segreto per accostarsi ad ogni libro. Questo agilissimo scritto si traduce pertanto in una guida preziosa per chi si accinga a leggere per la prima volta o per chi voglia principiare a leggere con diverso e ben più disposto animo, di letteratura, poesia, biografia etc. Virginia Woolf, certamente una delle più grandi menti del Novecento, non esita a passare in rassegna, "salutandoli" ed omaggiandoli a suo modo, gli amici e gli eroi del suo Gotha intellettuale (da Austen a Walpole, da Wordsworth a Thackeray a Keats). Non manca un riferimento a Joyce, verso cui la grande scrittrice inglese tenne sempre un comportamento ambivalente, pur riconoscendone il talento e condividendone in gran parte lo stile narrativo da questi portato spesso ad estreme e procellose conseguenze, nella sua audace sperimentazione. E' un libro dalla cui lettura si esce piacevolmente cambiati, riapprendendo infine un'arte antica quanto l'uomo e da tempo purtroppo non molto praticata: l'empatia.
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