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Interessante come testo ma secondo me è molto pesante !! ci ho messo un bel pò per finirlo di leggere.
A che serve denunciare, se poi (questi ONESTI SIGNORI) con arroganza strafottenza sfrontatezza e facciatosta, ricoprono cariche Istituzionali indisturbati, anzi sempre più premiati? Ci vorrebbe un primo ministro come te Marco, che abbia il coraggio di cacciarli via, pensaci!
Bel libro, queste notizie dovrebbero darle ai telegiornali, e invece rimane il silenzio, e mentre leggi te ne accorgi sempre di più.
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Fra Palazzo Madama, Montecitorio e l'europarlamento, i politici italiani inquisiti risultano oggi una novantina. A primeggiare sono Forza Italia (ventinove), An (quattordici), Udc (dieci), Lega Nord (otto), Ds (sei), Margherita (sei). I reati contestati (o constatati) non sono dei più lievi: associazione mafiosa, corruzione, lesioni personali. Questo lavoro di Gomez e Travaglio, il cui titolo richiama una nota iniziativa di Beppe Grillo, che riuscì a pubblicare sullo "Herald Tribune" i nomi dei politici italiani nei guai con la giustizia, si muove fra l'inesistente assoluzione di Andreotti dal reato di associazione mafiosa e il caso di Dell'Utri, "un uomo chiamato cavillo", geniale nel procurarsi sconti di pena, per non dire di Cesare Previti, il primo deputato agli arresti domiciliari: un bestiario di quell'Italietta che non ha imparato nulla da Tangentopoli. Dovrebbe quindi meravigliare che Travaglio e Gomez siano, spesso, resi oggetto di critica. Li si accusa di sfruttare l'"industria" dell'antiberlusconismo, ma prima di stigmatizzare gli effetti andrebbero analizzate le cause, con un occhio alla questione della persistente impunità di alcuni; di eticizzare la politica, che Machiavelli scinde dalla morale, sennonché l'autore del Principe non autorizza certo i politici a compiere qualunque frode per il proprio tornaconto (solo le azioni legate a un fine politico sono per lui immuni dal comune giudizio etico); infine, di concentrarsi eccessivamente sugli scheletri nell'armadio, pur sapendo quali danni abbia già procurato agli italiani la memoria corta. La realtà sembra ben più semplice. Nei loro libri ironici e rigorosi troviamo dell'ottima informazione: e questo può solo essere un bene, in ogni paese civile, o aspirante tale.
Daniele Rocca
Condannati definitivi, imputati, indagati, sospettati di un ricchissimo campionario di reati: dalla corruzione alla truffa, dall'associazione mafiosa alla bancarotta fraudolenta, dal falso in bilancio all'attentato alla Costituzione e all'unità dello Stato, dalla banda armata al peculato e chi più ne ha più ne metta. Sul piano della giustizia i parlamentari italiani non si risparmiano, ma non certo per l'impegno e l'iniziativa politica. Piuttosto, su molti di loro pendono capi d'imputazione e condanne, tanto che, su un totale di circa 900 tra deputati e senatori, i "diversamente onesti" accertati o sospettati sono un novantina. Uno su dieci: una percentuale che fa impallidire.
Il primo a denunciare questo ben poco lusinghiero "primato" italiano fu Beppe Grillo, (sua la prefazione del libro), che ideò l'iniziativa "Onorevoli Wanted", pubblicando nel suo blog nomi cognomi e reato dei parlamentari coinvolti e, dopo molti tentativi andati a vuoto con testate italiane e internazionali, riuscì finalmente a far pubblicare la fatidica lista sull'Herald Tribune. Il fatto fece scalpore ma per i deputati italiani nessuna conseguenza: rimasero tranquilli sul loro banco.
Ora l'eredità del comico genovese è raccolta da Pietro Gomez e Marco Travaglio, due giornalisti da sempre impegnati a smascherare e denunciare gli scandali e il malcostume che ammorbano le classi dirigenti del nostro Paese.
In questo nuovo saggio di oltre 720 pagine, Gomez e Travaglio, documentatissimi e pungenti come sempre, passano in rassegna le fedine penali dei politici italiani nei guai con la giustizia senza risparmiare nessun gruppo o schieramento politico. Compaiono nello stesso enorme calderone i nomi dei protagonisti degli scandali finanziari degli ultimi anni (i componenti della Banda Parmalat, della Banda dei Furbetti, persino i capostipiti della Banda Tangentopoli) e i fedelissimi dell'ex Presidente del Consiglio (La Banda Berlusconi). Accanto a loro, i parlamentari della Casa delle Libertà (I camerati che sbagliano, la Padania penale, Udc: io c'entro), ma anche gli uomini della sinistra (I compagni che sbagliano, Margherita appassita).
A ognuno di loro è dedicato un capitolo fitto di date, cifre, avvenimenti: una gran messe di dati che lascia senza fiato per la sua abbondanza. Possiamo così seguire, attentamente ricostruita, tappa dopo tappa, interrogatorio dopo interrogatorio, la fulminea e imprudente scalata del Banchiere che comprò il Parlamento, ovvero Gianpiero Fiorani, scoprendo uno dopo l'altro i deputati suoi sostenitori. Oppure le imprese di Borghezio, il piromane verde,«riconosciuto irrevocabilmente colpevole di incendio aggravato da "finalità di discriminazione", per aver dato fuoco ai pagliericci di alcuni immigrati rumeni che dormivano sotto un ponte della Dora, a Torino», e quelle di Francesco Storace, secondo l'accusa, pronto a tutto pur di ostacolare, screditandoli, i candidati concorrenti alla carica di Governatore del Lazio, Marrazzo e Mussolini (persino pronto a ideare un piano ingegnosissimo, ma dal nome in codice alquanto improbabile come Qui, Quo, Qua). E poi, Vincenzo Visco, compagno con vista sul mare (abusiva), che «si dimentica di chiedere la concessione edilizia al Comune e il nullaosta della Soprintendenza, tanto per la ristrutturazione quanto per l'ampliamento» di un piccolo rustico nell'oasi naturale di Pantelleria, e Massimo D'Alema non immune da un fatidico invito a cena con bustarella (organizzato, nel 1985 o giù di lì, da Francesco Cavallari, il "re delle cliniche" baresi).
Particolarmente copiosa la sezione dedicata all'immancabile Silvio Berlusconi, il Cavalier Prescrizioni, in cui gli autori registrano meticolosamente tutti i suoi carichi pendenti, dai primi incontri con la legge negli anni Ottanta (quando, proprietario unico della Edilnord Centri residenziali, «madre di tutte le Fininvest», si fece trovare, durante l'ispezione della Guardia di Finanza, in un sottoscala con una squadretta in mano, spacciandosi per un "semplice consulente") allo scandalo dell'avvocato inglese David Mills (corrotto a suon di migliai di dollari versatri in conti svizzeri, affinché, «chiamato a testimoniare in due processi milanesi contro il Cavaliere, "dichiarasse il falso, negasse il vero o tacesse in tutto o in parte fatti a sua conoscenza"»).
Questi sono solo alcuni esempi del materiale scottante contenuto in questo libro che intende sensibilizzare l'opinione pubblica italiana. Parafrasando un noto slogan della nettezza urbana milanese, Gomez e Travaglio lanciano questo invito, senza dubbio di notevole impatto: «il Parlamento è anche tuo: aiutaci a tenerlo pulito».
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