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Da leggere. Senza alcun dubbio. Un po' "Piccolo Principe" e un po' "La strada (di McCarthy)"; questo libro è un'esperienza stupenda, consigliata a tutti, grandi e piccini.
Delicato, poetico, commovente in alcuni tratti (il bellissimo pezzo sul valore degli abbracci) ma allo stesso tempo asciutto, privo di fronzoli o smancerie, ambientato in un futuro triste ed indistinto, ma dove anche bambini sedati e trascurati sentono il bisogno di ritrovare radici e senso del vivere. Veramente bello.
Un'opera colma di pregi. Non si parla dell'amore, lo si lascia soltanto intuire; nonostante i protagonisti siano bambini e ragazzi, non c'è nessuna affettazione, nessuno sguardo buonista o atteggiamento protettivo verso di loro. Beatrice Masini ha costruito un libro visionario ed evocativo. Una post-apocalisse assolutamente credibile e plausibile, un mondo vuoto e confuso; esseri umani che cercano di rialzarsi provando a ricreare un ordine. E la svolta antropologica non può che essere una, ancora una volta: la parola, il linguaggio. Leggere il significato profondo delle parole, l'unico strumento per ricordare una vita antica e perduta, dalla quale poter trarre forza e coscienza per ricostruire. Grazie ad un libro e alle storie che racconta, i bambini capiscono che la vita non può essere una soltanto, ma che è molteplice: il segreto è immaginarla. Mi ricorda due libri molto importanti: "La strada" di Cormac McCarthy e "Cani selvaggi" di Helen Humphreys. Suscita la stessa fiducia e speranza nel "cammino" dell'opera di McCarthy; e riprende l'ambientazione in un luogo mitico ed ancestrale che è il bosco del libro della Humphreys, oltre a inserire il personaggio della bambina inselvatichita, Lu, molto simile ad una delle protagoniste di "Cani selvaggi". Ai miei occhi un ulteriore merito. E poi "Robinson Crusoe", che si rialza soltanto quando ritrovando il baule si affida alla lettura della sua Bibbia: la parola fa la differenza..."La parola trae le cose dall'ombra" (citando un vecchio libro di Diego Marani "Nuova grammatica finlandese"). Beatrice Masini ha colpito nel segno. I suoi bambini sono così primordiali, sperduti e ferini che descrivono perfettamente l'alba dell'umanità. Enchanté!
Recensioni
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Ha destato scalpore l'inclusione di un libro per ragazzi fra i dodici prescelti per il Premio Strega, ma Tullio De Mauro ha precisato: "Il regolamento parla genericamente di 'romanzo italiano' e questo lo è. A tutti è sembrato un buon libro ed è un po' una provocazione per dire che non esiste una letteratura per ragazzi come genere minore". Non è senza significato che avvenga nell'"anno rodariano" (chi era quel prof. Grammaticus di cui parlava ironicamente/affettuosamente lo scrittore/poeta?). E infatti il romanzo di Masini editor della Rizzoli, traduttrice di Rowling e scrittrice per bambini e ragazzi va giudicato e apprezzato per le sue qualità intrinseche, indipendentemente da etichette.
Sostanzialmente è un apologo di tipo fantascientifico, che si inscrive nel filone postapocalittico, da Shiel e London a Dick e Ballard, fino a La strada di McCarthy, accompagnandosi però a un andamento fiabesco. La Base è una sorta di centro di accoglienza per bambini sopravvissuti a un disastro planetario (si intuisce la bomba), telecontrollati e deprivati dei ricordi con medicine; ogni tanto qualcuno viene prelevato dai cosiddetti Coloni o Pionieri alla ricerca dei figli perduti o, si mormora, di "carne fresca", di lavoro a basso costo o per scopi peggiori. Tom, che è torturato da schegge di memoria che affiorano dolorosamente, ha un libro di fiabe che comincia a leggere ad altri, convincendoli a fuggire nel bosco, dove si aggirano bestie mostruose forse frutto di radiazioni o esperimenti malriusciti e dove sopravvivranno ascoltando e rivivendo le storie del libro: i sassolini da seguire, la casetta dei fratellini, il ragazzo senza paura, la capanna che resiste al lupo, fino a inventare una loro storia: i bambini nel bosco. Perché nelle storie i bambini devono cavarsela da soli. "Noi portiamo il fuoco" diceva il figlio nella Strada; i bambini di Masini portano il libro. Le storie possono salvare la vita o almeno dare questa speranza.
La tensione cresce via via che ci si avvicina alle ultime pagine, con il ritorno nel campo, la fine dell'esperimento seguito da un controllore sempre più coinvolto e complice, la separazione del gruppo secondo percorsi e destini individuali. "È questa la fine della storia? Ma no, questo è solo l'inizio" le ultime righe ricordano un altro finale: "Mai lasciarsi spaventare dalla parola fine" di C'era due volte il barone Lamberto. Il romanzo è visionario e ricco di tensione avventurosa, morale e stilistica; la scrittura semplice ma non semplificata, cioè non complessa e non banale, dotata di ritmo, invenzione, capace di emozione visiva e orale (vista anche la nervatura fiabesca). Confermando così le caratteristiche dei migliori libri di Masini, ossia la memoria del perduto o rimosso, il coraggio (non la mancanza di paura, ma la decisione di affrontarla), l'attitudine a calare lo sguardo su emozioni e sentimenti pur dentro l'incalzare dei fatti, dell'azione. Per tutti
Fernando Rotondo
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