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Raccolta di saggi del noto Abu Zayd già professore universitario al Cairo e oggi costretto all'esilio per le sue posizioni critiche nei confronti degli assunti tradizionali della teologia islamica il libro conserva una sua omogeneità nonostante la diversa provenienza dei testi raccolti. In effetti il valore della testimonianza prevale su quello dell'argomentazione scientifica e dunque la frammentazione dei testi non inficia la possibilità di cogliere l'apporto più significativo del libro cioè la prospettiva critica dell'autore nei confronti dell'islam. Pieno di comprensibile vis polemica nei confronti del "kalam" il discorso religioso che noi identifichiamo con la teologia Abu Zayd si scaglia sistematicamente contro qualsiasi elemento dottrinale che non possa conciliarsi con la ragione nel timore del tutto fondato del resto che esso serva poi a giustificare un'autorità non più discutibile sul piano umano e con essa logiche di potere e di sfruttamento del popolo arabo da parte dei suoi governanti. Sospendendo il giudizio sull'ispirazione della rivelazione coranica l'autore rivendica il diritto di studiarla con criteri umani nella fattispecie quelli della scienza linguistica; infatti con l'"incarnazione" della parola divina in un messaggio espresso secondo gli schemi di un linguaggio umano deve essere possibile accedere al testo con una prospettiva non orientata teologicamente. Di lì in avanti la critica dell'autore si esercita su tutti affondando alcuni dei pesi massimi del pensiero religioso tradizionale come al-Shafi‘i o al-Asha‘ri e mettendo sott'accusa i padri della teologia islamica moderna soprattutto araba e gli Ulema attuali dottori della legge. Persino un pensatore moderato come Arkoun viene criticato per le sue concessioni alla tradizione. Solo le correnti più suscettibili di lasciare spazio alla ragione umana vengono in qualche modo salvate tra cui il pensiero hanafita dei primi tempi o i mu‘taliziti. Il "discorso religioso" attuale si presenta come il frutto ultimo di una degenerazione iniziata all'indomani della morte di Maometto. Il problema di fondo evidenziato dall'autore è quello del concetto di sovranità di Dio elemento centrale della teologia islamica che spesso diventa il fondamento di una sovranità terrena non più criticabile proprio perché la ragione viene sistematicamente subordinata a tale concetto. Di lì discende il problema su cui discute l'autore di come leggere i testi religiosi. I problemi del rapporto tra ordine terreno e ordine spirituale nell'islam contemporaneo si rivelano oggi particolarmente drammatici e urgenti: per questo la testimonianza di uno studioso nativo di quel mondo ci è preziosa. E tuttavia dopo la lettura di questo libro si conserva la speranza di potere un giorno accedere agli autori del passato senza l'ombra dei fantasmi del presente che certo non aiuta a comprenderne serenamente il pensiero.
Fabrizio Vecoli
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