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Anno edizione: 1997
Anno edizione: 2014
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In questo saggio C.G. Jung afferma che nell'inconscio, oltre a uno strato che chiama inconscio personale e i cui contenuti constano di materiali riconducibili al passato personale di ciascuno, vi sono anche immagini in cui non vi è nulla di personale e che appartengono a uno strato più profondo e innato: l'inconscio collettivo. Esso è composto e strutturato da immagini primordiali collettive, dette archetipi, ossia immagini comuni presenti fin dai tempi remoti e che sono dotate di contenuto affettivo. Gli archetipi si manifestano e sono rappresentati nei miti e nelle favole, il cui senso è quello di essere manifestazioni psichiche che rivelano l'essenza dell'anima. Infine, per la psicologia analitica è nel sogno che riemergono queste antiche immagini e si fa presente l'inconscio collettivo. Testo affascinante, interessante, ma difficile, a tratti ostico. Un estratto: "Fanciullo implica qualcosa che evolve verso l'autonomia . Esso necessita un distacco dalle origini: lo stato di abbandono è dunque una condizione necessaria, non un mero fenomeno concomitante. Il conflitto non è superato se la coscienza rimane attaccata ai contrasti......Il simbolo è l'anticipazione di una situazione di là da venire della coscienza. Fino a quando questa non sia realizzata, il fanciullo rimane una proiezione mitologica che esige ripetizioni cultuali e rinnovamenti rituali. Il bambino Gesù......rimarrà una necessità cultuale fintantoché la maggior parte degli uomini sarà incapace di realizzarlo psicologicamente. Poiché si tratta di sviluppi e passaggi straordinariamente difficili e pericolosi, non c'è da stupirsi se figure del genere spesso rimangono vive per secoli, o interi millenni. Tutto ciò che l'uomo dovrebbe essere......vive in forma mitologica e di anticipazione a lato della sua coscienza, o come proiezione religiosa, o......come contenuto dell'inconscio pronto a proiettarsi su oggetti incongruenti, di cui sono un esempio le teorie e le pratiche igienistiche, o "salutistiche".
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