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Sacha Naspini porta aria nuova nel romanzo italiano: un soffio di mistero e poesia. Dopo il successo delle Case del malcontento l’autore offre ai lettori nuove emozioni, nuovi brividi, nuove sorprese e nuovi turbamenti.
«Naspini gestisce un’idea brillante con l’entusiasmo del narratore puro, ed è un’idea che ammalia, annichilisce e confonde» – Sergio Pent, Tuttolibri La Stampa
«Con questo romanzo potentissimo, Sacha Naspini si riconferma una delle voci più interessanti e originali del panorama letterario italiano contemporaneo.» – Illibraio.it
Il punto non è che mio padre è mio padre. Il punto è che sono suo figlio.
Laura scompare nel nulla il 12 agosto del ’99, a otto anni. Viene ritrovata in un container il 6 ottobre del 2013. Adesso di anni ne ha ventidue. Luca sta cenando con suo padre, i carabinieri irrompono, portano via l’uomo. Le accuse mosse nei confronti dello stimato professor Carlo Maria Balestri sono gravissime: dietro la facciata di un antropologo di fama si nasconde il Male. Suo figlio non può che assistere alla scena, impotente. Cosa succede se un giorno scopri che la persona che ti ha generato è un mostro? Ossigeno è la storia di ciò che resta. La cattura del maniaco non è la fine di un incubo: segna l’inizio di nuove vite. L’esperimento perverso del professor Balestri continua: non imprigiona più delle bambine in una scatola di ferro, ci sono altre gabbie con le quali in molti devono confrontarsi. Per esempio quella genetica, del sangue, da cui Luca non ha via d’uscita. E com’è parlare a una figlia sopravvissuta a quattordici anni di reclusione? Laura sorride, si comporta come una ragazza normale. Ma a volte è colta da una sorta di raptus: dopo essersi persa nella città entra in un bar qualsiasi e si chiude in bagno. Se può, resta lì anche per un’ora. È il suo modo per riprendere fiato e poi tornare all’aperto, in apnea. Qualcuno è lì, la sta seguendo e lei lo sa. La domanda che continua a risuonare è questa: chi ha rinchiuso chi?Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Una sorta di spin off del più riuscito Le case del malcontento (lì c'è una linea narrativa molto simile a quella centrale in questo libro). Naspini risulta ancora una volta sorprendente coi suoi punti di vista sempre diversi e sempre in grado di ribaltare del tutto quanto raccontato in precendenza. Manca tuttavia un finale raccontato con l'enfasi e l'approfondimento che avrebbe meritato (perché in effetti il finale sconvolgente c'è... Ma ho sentito il bisogno di saperne di più!)
Una storia molto commovente e toccante su come nulla di umano possa/dovrebbe essere estraneo a noi. Letteralmente, un romanzo che ci intrappola in una piccola gabbia durante la lettura. Quando alziamo lo sguardo dal libro ci chiediamo se un giorno saremo liberi? O continueremo a rimanere intrappolati per il resto della nostra vita? Impressionato dal modo in cui l'autore si collega in modo semplice e ovvio alle tesi del filosofo Giorgio Agamben.
“Ossigeno”: scontato dire che si arrivi a fine lettura trattenendo il fiato. Io ho respirato, e l’ho fatto a pieni polmoni. Quello che mi ha fatto innamorare di questo romanzo è la maestria della scrittura. Una trama intensa e intricata, da seguire ed analizzare. Un libro che ti entra dentro e ti rapisce.
Recensioni
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Luca Balestri, unico figlio del professor Carlo Maria Balestri, rinomato e acclamato antropologo, assiste impotente all’arresto del padre accusato di aver sequestrato e tenuto prigioniera una ragazza, Laura. Rapita bambina, Laura è sopravvissuta a quattordici anni di reclusione in un container nascosto nel mezzo della campagna del grossetano (o così supponiamo, poiché il luogo esatto non viene mai nominato). Accudita, nutrita, vestita e curata dal professor Balestri, che però negli anni non le ha mai rivolto la parola, limitandosi a fornirle tutto ciò di cui poteva aver bisogno per la sua crescita materiale e spirituale, Laura viene infine liberata e sembra tornare indenne alla vita di ogni giorno. Anzi, dimostra una cultura e una preparazione fuori dal comune che colpiscono e stupiscono chiunque venga in contatto con lei. L’unica stranezza è il suo occasionale autosegregarsi in luoghi angusti, rimanerci a lungo, in apparenza senza motivo.
Questa la storia nella sua essenza. In realtà, Ossigeno di Sacha Naspini è un romanzo nero, complesso e claustrofobico dove i temi portanti sono l’incomunicabilità, il desiderio di espiazione e naturalmente le gabbie morali, assai più strette e soffocanti di quelle materiali, in cui ogni essere umano corre il rischio di rinchiudersi o di rinchiudere gli altri.
Raccontato a più voci – quella di Luca, quella di Laura, quella della sua amica del cuore Martina e quella della madre della scomparsa – Ossigeno si spinge senza pietà nelle recondite pieghe dell’animo dei suoi personaggi.
Luca, che tenta di comprendere l’incomprensibile comportamento del padre, un tempo amato fino alla venerazione. Un mostro, come viene definito dalla stampa. È possibile avere due vite parallele così spaventosamente diverse fra loro? E poi, perché? Per quale scopo suo padre ha fatto quello che ha fatto. E lui stesso, Luca, figlio del mostro, erede del suo DNA, non è possibile che prima o poi manifesti gli stessi comportamenti? E quale sarà il suo ruolo nel prosieguo della vicenda? Proteggere Laura? Studiarla a suo modo, da osservatore non partecipante? Rivivere la stessa esperienza di reclusione per espiare una colpa inscritta nel suo sangue?
In quanto alla madre di Laura, come può essere la vita di qualcuno la cui figlia scompare nel nulla per quattordici anni? Disperazione, angoscia, un matrimonio a rotoli, un’esistenza, che era già piena di stenti e privazioni prima che la figlia sparisse, diventata un incubo di desolazione e fuga dalla realtà dopo. E poi, d’improvviso, a quattordici anni di distanza, Laura, ormai donna, ricompare, torna a vivere con sua madre sebbene in una città diversa, in una casa diversa.
“Nel sottofondo sconcio di me c’è una matta che strepita giorno e notte: quella figlia non doveva tornare. La sua ricomparsa è uno schiaffo al lavoro fatto per salvarmi.”
Martina, l’amica d’infanzia, legatissima a Laura, che negli anni ha continuato a parlarle nel proprio cuore, con speranza, amore e un costante senso di colpa per averla lasciata solo il giorno in cui è sparita.
E Laura stessa, l’unica raccontata in terza persona, negli anni del suo esilio crudele.
Naspini governa con sapienza e distacco ciascun personaggio grazie a una scrittura limpida e senza sbavature, bravissimo a calarsi nei differenti ruoli così da rendere estremamente reali i suoi interpreti. Ossigeno, come dicevamo, è un libro acuto e complesso che, al di là della storia narrata e dell’inquietante finale, offre una miriade di spunti di riflessione su quello che alberga nell’animo di ciascuno di noi e su come, per citare Paul Bourget, i nostri atti ci seguono. Siamo tutti eredi di qualcuno, ma è forse giusto che le colpe dei padri ricadano sulla loro progenie? La parola ai lettori.
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