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Michelangelo e il disegno di architettura. Catalogo della mostra (Vicenza, 17 settembre-10 dicembre 2006; Firenze, 15 dicembre 2006-19 marzo 2007) - copertina
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Michelangelo e il disegno di architettura. Catalogo della mostra (Vicenza, 17 settembre-10 dicembre 2006; Firenze, 15 dicembre 2006-19 marzo 2007)
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Descrizione


Un disegno di architettura può apparire muto agli occhi del pubblico. In realtà è uno strumento per la progettazione in cui sono appuntati i pensieri dell'architetto, verificate soluzioni diverse, tracciata l'evoluzione del progetto. Ciò vale in particolar modo per il corpus grafico di Michelangelo Buonarroti: nei suoi disegni le diverse soluzioni progettuali spesso si sovrappongono le une alle altre, dando origine a un vero e proprio diario di viaggio alla ricerca della forma che si concluderà solo con l'opera realizzata. Fulcro della raccolta è il disegno di un arco trionfale, identificato nel Corpus dei disegni di Michelangelo di Charles de Tolnay con il n. 630, probabilmente l'ultimo disegno di architettura di Michelangelo rimasto in una collezione privata fino al 2002 quando è stato riportato in Italia dal CISA Andrea Palladio di Vicenza. Il disegno, rapido e vigoroso, a mano libera, rappresenta lo studio per un arco di trionfo, da collegarsi probabilmente agli apparati effimeri realizzati a Roma e a Firenze per l'ingresso del papa Leone X nel secondo decennio del Cinquecento. Sul verso dell'opera michelangiolesca compare un altro disegno a penna, identificato come opera di Jacopo di Giovanni, detto Jacone. Accanto al foglio vicentino ci saranno altri trenta disegni di architettura provenienti dalla Fondazione Casa Buonarroti di Firenze e da altre raccolte italiane e britanniche.
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Dettagli

2006
4 ottobre 2006
239 p., ill. , Brossura
9788831791069

Voce della critica

Il disegno d'architettura è una merce assai rara: considerando il nostro Rinascimento, varrà menzionare il fatto che non disponiamo di alcun progetto autografo di Brunelleschi, che di Leon Battista Alberti solo uno è stato a oggi riconosciuto tale, e che a Donato Bramante siamo in grado di attribuire con certezza meno di una ventina di fogli. Se nel corso del Cinquecento, per le dinamiche interne alla pratica professionale dell'architettura e grazie a un collezionismo più consapevole e avvertito, la quantità di testimonianze grafiche prodotte e conservate è andata senz'altro aumentando, solo in misura limitata sono giunti sino a noi i disegni che agli occhi di uno storico sono senz'altro i più preziosi, quelli cioè che permettono di seguire l'evolversi di un'idea creativa. In generale per questo motivo, e in particolare perchè un gigante del XVI secolo ne è il protagonista, c'è ragione di emozionarsi di fronte ai trenta disegni d'architettura di Michelangelo raccolti nella mostra organizzata a Vicenza dal Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio in collaborazione con la Casa Buonarroti di Firenze (settembre 2006 - marzo 2007) e illustrata da questo bel catalogo. Come chiarisce Howard Burns nel saggio iniziale, Michelangelo ci permette di osservare il suo lavoro "da dietro le sue spalle": produceva infatti elaborati grafici incredibilmente stratificati, trasformando continuamente l'idea di partenza e sovrapponendo sulla carta l'una all'altra nuove soluzioni, trasferendo alla progettazione l'abitudine all'accanita rielaborazione delle forme che gli veniva dalla pratica della scultura. È d'altronde largamente documentato dalle fonti come l'artista usasse plasmare "bozze", cioè modelli tridimensionali in terracotta, anche per le sue opere d'architettura. Dall'analisi delle tecniche grafiche, dei materiali impiegati, delle funzioni e delle convenzioni adottate nei fogli esposti, selezionati in modo da documentare tutte le fasi della sua attività progettuale, che si prolungò per cinquant'anni, risulta confermata con nuovi dati e nuove ipotesi la straordinaria competenza architettonica di Michelangelo a dispetto del suo ripetere: "Benché non sia mia professione".   Maria Beltramini

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