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Siamo talmente abituati a premere un tasto per vedere la luce, far girare un cd, collegarci ad internet o scaldare un cibo che non ci rendiamo conto di quanto la tecnologia abbia migliorato la qualità della nostra vita, regalandoci comodità, tempo libero e servizi che in passato neanche i più ricchi, pur disponendo di eserciti di schiavi, avrebbero mai potuto permettersi. Oggi ognuno di noi (“noi” inteso in senso relativo, in quanto una buona percentuale di umanità è ancora esclusa da queste “lussurie” e, purtroppo, anche da quei beni di base come l’acqua e l’elettricità che, da soli, potrebbero salvare milioni di vite) ha a disposizione in casa propria un buon numero di schiavi che conserva e cucina cibi, riscalda l’acqua e l’ambiente, illumina e ci mantiene collegati con il mondo. Dentro a questi schiavi molto schivi lavorano meccanismi, motori, memorie e sensori: sono a decine nelle nostre case, spesso minuscoli e sovente sconosciuti. Questo libro ce li presenta, ne racconta la loro storia e quella dei loro inventori, con ironia e scorrevolezza. Alla fine i nomi (di persone e di cose) e le date sono talmente tanti che è impossibile ricordarli tutti ed è interessante apprendere che c’è tanta italianità dentro a tanti oggetti della nostra vita quotidiana. Ovviamente la nostra casa è la nostra tana ma fa parte del mondo, di cui ne condivide i problemi: ecco che la lampadina o il fornello a gas ci portano ad affrontare il problema energetico, le fonti rinnovabili, i combustibili fossili, così come l’analisi dei consumi domestici ci porta a riflettere sull’iniqua distribuzione della ricchezza. Un bel libro, consultabile anche per singoli argomenti: dopo una conversazione al cellulare o una partita di calcio seguita alla pay-tv, non guasterebbe farsi un ripassino sulla storia degli elettrodomestici che ci hanno appena offerto un comodo servizio.
Recensioni
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"Vedere il mondo in un granello di sabbia": il proverbio di William Blake ben si adatta a descrivere un libro che ci guida in un viaggio meraviglioso nel mondo delle tecnologie e delle scienze, visitando un ideale appartamento comune, eppure così ricco di sorprese: "Abbiamo in casa cinquanta schiavi al nostro servizio, giorno e notte, festività incluse. Sono docili, silenziosi, hanno una salute di ferro. Il costo di mantenimento è minimo: pochi centesimi di euro al giorno ciascuno. Grazie a loro anche il più modesto dei signori Rossi vive in un ambiente da nababbo. Saranno soltanto tre camere e cucina, ma sono accoglienti come una reggia: calde quando fuori fa freddo, fresche quando fuori fa caldo, ben illuminate al calare del buio, collegate in ogni istante al resto del mondo, con una scorta di cibo sempre disponibile, acqua che sgorga fresca per bere e tiepida per fare la doccia, musica classica o pop eseguita dagli artisti preferiti. Una tana perfetta per l'Homo sapiens del terzo millennio".
Con grande capacità affabulatoria, ma con un rigoroso impianto concettuale di guida, Piero Bianucci, soffermandosi nelle varie stanze, evoca energie rinnovabili e reggiseni tecnologici, parla di lampadine, approcci di gastronomia molecolare, problemi idrici del mondo. Nel libro troviamo una scheda sul profumo Chanel N. 5, storie di computer antichi e recenti, spiegazioni sul come funziona un lettore di dvd e l'apologia della "nobile lotta contro lo sporco". Si parla di macchinette ormai comuni, di materiali ad alta tecnologia, di "cose che cominciano a pensare", come direbbe il direttore del Media Lab del Massachusetts Institute of Technology, Neil Gershenfeld, per il loro contenuto in strumenti di informatica diffusa e a basso costo (Garzanti, 1999; cfr. "L'Indice", 2000, n. 3).
Nel libro ci sono divertimento, voglia di raccontare, curiosità condivisa, ma in sottofondo viene creato un museo immaginario (e una storia reale) della tecnologia al nostro servizio. Si tratta di un modo sorridente e garbato di arricchire quel dialogo fecondo fra scienza e società, che ha visto Piero Bianucci in prima linea negli ultimi anni. È la felice capitalizzazione di letture e di innumerevoli incontri con scienziati, gente comune, manager, ragazzi e bambini, in qualità di giornalista, scrittore, sapiente di astronomia, conduttore degli incontri più che ventennali dei "Giovedì Scienza" e delle gloriose mostre di Experimenta, docente di comunicazione scientifica. Dietro questo mondo colorato e vario, si vede però anche lo sguardo del filosofo (Bianucci è laureato in filosofia con Luigi Pareyson). Il messaggio di fondo è che sia la tecnologia a provare la "verità" della scienza, perché le sue applicazioni sono esperimenti ripetuti, con successo, ogni giorno da ognuno di noi. E poi, l'autore ci fa ricordare che spesso è la tecnologia a precedere o ad accompagnare la scienza, non a seguirla, procedendo in un modo selettivo, anche con fallimenti (i "tecnosauri" di Nicola Nosengo, Sironi, 2008; cfr. "L'Indice", 2009). Ma, ancora più forte, avvolta di humour, di pratico understatement, di garbatezza, vi è l'idea che saponetta e frigorifero abbiano salvato più vite degli antibiotici, che se dal 1900 a oggi la vita media è passata da 44 a 80 anni qualcosa pur dovremo alla scienza e alla tecnologia. Di scienza si può morire, ma senza scienza oggi non si può vivere.
Aldo Fasolo
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