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Anno edizione: 2012
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Come in altre precedenti opere, questo volume dello svizzero Alain de Botton è un piccolo manuale di "filosofia spicciola", incentrato questa volta sul sesso, sulla vita di coppia e sulla famiglia. L'autore riflette sul fatto che vi è un'inconciliabile divaricazione tra il sesso idealizzato, visto come attività che genera piacere, da un lato, e della vita di coppia e delle esigenze di gestire una famiglia, dall'altro lato. Se è la biologia che ci porta all'attività sessuale, la cultura e soprattutto le incrostazioni culturali occidentali finiscono con l'allontanarci da essa. Si viene a creare così una divaricazione profonda tra il sesso effettivamente praticato e tutto il resto. L'autore ci dice che le occasioni in cui abbiamo fatto sesso soddisfacente e sublime sono ben poche, mentre tutto il resto della vita si consuma tra desideri, attese frustranti, mancanze e repressioni. Nelle stesse coppie affiatate all'inizio, salvo rarissime eccezioni, il sesso ben fatto e frequente si perde per lasciare spazio soltanto alla routine e all'appiattimento. Nascono così molteplici vie di uscita che sono, nell'ordine in cui vengono esaminate, le fantasie sessuali segrete (e quasi mai condivise con il proprio partner), il ricorso alla pornografia, l'adulterio o, secondo una tendenza diffusa al giorno d'oggi sempre più universalmente praticata nelle società occidentali affluenti, quella forma di adulterio condiviso e consenziente che è lo scambismo. Ma si tratta sempre di soluzioni distruttive, riflette l'autore, soluzioni che, se consentono di avere dei vantaggi transitori(soddisfacendo un'impellenza ormonale e biologica), a lungo termine introducono nuovi problemi e diventano distruttive ai fini del mantenimento dell'equilibrio della coppia e del rispetto della famiglia. Quale soluzione allora? Niente di facile o di semplice. Forse una maggiore sincerità reciproca, il ridimensionamento di occasionali eventi di sesso non importante, la valorizzazione del legame.
Recensioni
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“Il desiderio parla sempre una lingua straniera” scriveva Raimond Radiguet in Il Diavolo in corpo, a dire che molto spesso usare un linguaggio che non ci appartiene aiuta a superare la vergogna di esternare passioni e sentimenti. D’altra parte, da quando Freud ha sdoganato l’argomento non è un mistero per nessuno che le pulsioni sessuali costituiscano il motore principale delle azioni e delle non-azioni umane. Tuttavia, è altrettanto noto che l’essere umano è un essere complesso e che, dentro di lui si combatte irrisolto il conflitto fra principio di piacere e principio di realtà, quell’eterna lotta fra Io e Mondo che gli impedisce di manifestare i propri desideri, lo obbliga ad assumere comportamenti standardizzati e conformi alla convenzione sociale e a reprimere le proprie pulsioni. Il risultato è un compromesso che la maggior parte delle volte si rivela tutt’altro che pacifico e pacificante, e, al contrario, finisce spesso per sfociare in atteggiamenti estremi e incoerenti. Il problema persiste anche dal punto di vista linguistico, poiché, se è vero che la rivoluzione sessuale ha liberato i costumi e ha fatto sì che il sesso diventasse un tema di centrale importanza nella società odierna, l’emancipazione è un'altra cosa, e il disagio nell’affrontare la questione - vuoi per vergogna o per inadeguatezza, per pudore o censura – rimane immutato.
Da qui l’idea di un saggio filosofico sull’argomento. Mosso dalla necessità di mettere ordine all’interno di magma caotico come quello degli istinti erotici, Alain de Botton non si lascia intimidire e prova ad affrontare la questione in maniera razionale. La tesi da cui parte il libro è piuttosto semplice: il sesso è una forza dirompente che interviene a minacciare le nostre più sane abitudini, contrasta con le nobili aspirazioni dell’uomo generando in noi un conflitto irrisolvibile. “Dovremmo accettare che il sesso è qualcosa di intrinsecamente anomalo, invece di rimproverarci perché siamo incapaci di reagire in maniera più normale ai suoi impulsi disorientanti”, suggerisce il saggista svizzero, che dapprima ricostruisce le ragioni storiche, culturali e psicologiche della centralità del sesso, e poi cerca di fornire una spiegazione ai nostri comportamenti sviscerando accuratamente caso per caso tutti i dilemmi relativi all’argomento. Ma, lungi dal proporre soluzioni miracolose per una vita sessuale entusiasmante, de Botton resta un prosatore disincantato, che non distoglie mai l’attenzione dalla natura a volte anche dolorosa delle relazioni, al contrario insiste sull’urgenza di guardare in faccia la verità. L’aspettativa di una vita erotica sempre soddisfacente è una chimera, la quotidianità trasforma i rapporti e impone loro dinamiche incontrollabili. Bisognerebbe accettare la realtà piuttosto che evaderla per cercare rifugio in passioni transitorie e fugaci, appaganti solo perché (e fino a che) non ci impongono di metterci a nudo di fronte agli altri di cui non smettiamo mai di temere il giudizio.
Come pensare (di più) al sesso appartiene al genere dei self-help books, un manuale che si propone di aiutare il lettore a liberarsi dai sensi di colpa e dai preconcetti, ma soprattutto dalla malinconia e dalla tristezza che interviene ogni qual volta ci si sofferma a riflettere sulla natura anomala dei comportamenti che regolano la vita privata.
De Botton affronta una questione delicata e quanto mai attuale, senza tuttavia l’ambizione di fornire una guida pratica né un testo scientifico. Alla base del libro v’è piuttosto la convinzione di lunga durata - offuscata in epoca romantica - della catarsi che necessariamente scaturisce dalla condivisione e dalla fruizione dell’arte intesa nel senso più ampio. Un libro che ha il pregio della schiettezza e il premio della consolazione, e che pertanto vale la pena leggere.
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