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Saggio pubblicato nel 1995 ma pur sempre attuale. Daniel Goleman, insegnante di psicologia ad Harvard e collaboratore scientifico del “New York Times”, con un linguaggio sempre chiaro e nel contempo suffragato da esaurienti argomentazioni scientifiche, sottolinea l’importanza di un tipo d’intelligenza, quella emotiva appunto, meno nota rispetto a quella tradizionale che invece è finanche “misurabile” tramite il classico e per certi versi fascinoso QI. L’intelligenza emotiva si può definire come l’insieme di attitudini a riconoscere, esprimere e gestire vantaggiosamente le proprie emozioni, e a riuscire così a creare le premesse per un’esistenza più consapevole, più gradevole e, perché no, più felice. Alla base di tale tipo di intelligenza c’è l’empatia, cioè il dono di percepire i sentimenti e le emozioni altrui, di immedesimarvisi e di posizionarsi dal punto di vista degli altri. La funzione empatica è determinata dai “neuroni specchio” (scoperti nel 1992 dal gruppo di neuroscienziati coordinato dall’italiano Giacomo Rizzolatti) che sono specifici neuroni motori distribuiti in varie parti della corteccia cerebrale. Essi si attivano sia durante un movimento finalizzato, sia quando osserviamo lo stesso movimento negli altri. Quest’ultima attitudine è risultata vincente ai fini della sopravvivenza della specie, giacché sentire e prevedere il comportamento altrui è fondamentale, ad esempio per fuggire in massa da un pericolo imminente; ma anche perché determina l’apprendimento per imitazione sociale, come fanno ad esempio i bambini osservando gli adulti, e come avviene anche nei primati del resto. Da ciò si comprende quanto il sentimento empatico è utile per immedesimarsi negli altri e per sviluppare quel senso umanistico innato che porta al il sentire le emozioni altrui, è utile per immedesimarsi negli altri e per sviluppare quel senso umanistico innato che porta al rispetto altrui, all'altruismo e in definitiva all’elaborazione della morale.
Condivido ogni parola del commento di Maria Pia Gambini su questo libro,lo consiglio a tutti perchè come nonna ho capito meglio marito,figli,nipoti e tutti quanti mi circondano.
un'opera nella quale goleman critica con piglio sapiente e metodo quasi scientifico i criteri di valutazione ed i sistemi di educazione in uso presso le istituzioni scolastiche moderne. l'autore dà nella prima parte del libro una sintesi delle ragioni anatomiche di alcuni meccanismi celebrali e accompagna le sue considerazioni con continui riferimenti a ricerche scientifiche e fatti di cronaca. discutibile è lo stile narrativo forse perchè eccessivamente pratico. il riferimento continuo all'adolescenza come unico campo di analisi dell'emotività dell'essere umano limita la fruibilità dell'opera a educatori e specialisti.
Recensioni
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scheda di Politi, P., L'Indice 1997, n. 3
Se siete europei "medi", con una "media" cultura liceale alle spalle e "medi" interessi di psicologia, non leggete questo libro e non domandatevi le ragioni del suo successo editoriale. Vi adirereste invano, avendo continuamente l'impressione di essere posti di fronte alla scoperta di cose note. La ricerca di Goleman, come quella di molti altri psicologi statunitensi, nasce sulla disfatta delle teorizzazioni sul QI - il parametro dell'intelligenza su cui si è fondato l'intero sistema scolastico americano - che non ha retto alla prova dei fatti, poiché non si è dimostrato in grado di prevedere il successo sociale di una persona. La maggior parte degli psicologi che ha lavorato in questo campo, su tutti Howard Gardner, ha però affrontato il problema dell'intelligenza in termini prevalentemente cognitivi. L'opera di Goleman si propone invece di riportare l'intelligenza nella sfera delle emozioni, o, se si preferisce, le emozioni nel dominio dell'intelligenza, riconoscendo l'importanza di conoscere le proprie emozioni, di controllarle, di saperle utilizzare per motivarsi verso uno scopo e per promuovere le relazioni con gli altri. Tutto ciò appare sensato e importante. Ma non è facile pensare i propri figli intenti a studiare "alfabetizzazione emozionale" sui banchi di scuola, accanto a matematica e inglese.
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