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Nel seguito de “Eredità”, Lilli Gruber narra il secondo capitolo della sua saga familiare materna attraverso la gioventù di sua nonna. Il personaggio principale della storia, rigorosamente romanzata negli slanci ma reale nei fatti privati, è Hella, sorella minore di sua nonna, simpatizzante della prima ora del nazionalsocialismo. Perplette forse che quasi tutti i sudtirolesi di allora nutrissero tale slancio, ma nell’ottica della separazione dal mondo politico germanico perpetrata al termine della Grande Guerra, e senza conoscere gli obiettivi né il triste futuro, è naturale che si aspettassero una qualche liberazione e il momento di ricongiungersi in una realtà in cui poter parlare la propria lingua anche in pubblico. Fa riflettere quanto, con l’imposizione dell’italiano come unica lingua, la sofferenza per un’ingiustizia porti a soprassedere su altre ingiustizie fino a sfociare nel tirare le somme sui disinganni e la propria esistenza di generazione perduta. Un affresco pieno di interludi dal presente, gli incontri-intervista durante cui Lilli Gruber scopre e svela al lettore i particolari, i fatti storici secondo le azioni di chi è sopravvissuto. Una lettura molto piacevole, sensibile al disagio dei personaggi raccontati, che forse pecca un pochino nella stesura in generale, nel pathos che non sempre decolla, tradendo a un certo punto una leggera stanchezza nel ripetere i motivi per i quali i personaggi agiscono in un certo modo. Va comunque specificato che sentimenti particolari e soprattutto azioni e partecipazioni non sono raccontati per essere giustificati, ma per spiegare e comprendere gli animi di alcuni, soprattutto donne, e di conseguenza di un’intera famiglia e infine di un popolo, quello del Sud Tirolo, che fino al 1918 non era che una parte di un gruppo dialettale, nemmeno una minoranza, facente parte di ciò che restava del Sacro Romano Impero. Bella documentazione, efficace esposizione dei punti di vista di chi è stato travolto da un destino inaudito.
Seguito de l'eredità. Lilli Gruber dà uno spaccato di storia veritiero e rispecchia tutte le problematiche di un popolo che non trova la sua identità.
Libro bellissimo, scritto divinamente. Molto interessante e mai noioso
Recensioni
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“Conquistare i cuori per conquistare le menti” è con questo motto che il Terzo Reich ha messo in piedi la più grande strategia predatoria della Storia e, sotto il controllo di Himmler, responsabile dei movimenti dei popoli in Europa, ha formato un esercito in grado di sfidare le due più grandi potenze mondiali: prima la Russia e poi gli Stati Uniti. Stiamo parlando di Hitler, del suo progetto di unità di tutte le genti ariane d’Europa e della sua strategia di aggressione nei confronti dei numerosi nemici, veri o presunti, che si opponevano al suo disegno.
Conquistare i cuori dei popoli di frontiera, di lingua tedesca e di spirito mitteleuropeo, come gli abitanti della regione del Sudtirolo, non fu difficile per il Fuhrer. Il Tirolo è una regione “cuscinetto” che si colloca tra l’Italia e la Germania e che, fino alla fine della Prima guerra mondiale, ricadeva nel territorio austro-ungarico. Il 10 settembre 1919 viene firmato il trattato di Saint-Germain-en-Laye e la regione viene spaccata in due, il Nord Tirolo all’Austria, o a ciò che ne rimane, il Sud all’Italia. Per gli abitanti questa annessione non è altro che la conquista delle proprie terre da parte di un invasore straniero. Per questo il progetto nazista di Hitler viene visto come una specie di liberazione.
La storia, complicata, ambigua, a tratti imbarazzante, di questo popolo, viene ancora una volta percorsa dalla giornalista e scrittrice Lilli Gruber, che in quelle terre è nata e che della sua famiglia continua a raccogliere innumerevoli testimonianze. Il suo precedente memoir, L’eredità partiva dalle pagine del diario della sua bisnonna Rosa, che racconta i fatti cruciali dell’annessione del Sudtirolo all’Italia dal 1918 in poi. L’epopea familiare terminava nel 1939 con l’ubriacatura di sua figlia Hella nei confronti dell’ideologia nazista. In queste pagine la storia della famiglia Tiefenthaler Rizzolli prosegue lungo gli anni della Seconda guerra mondiale, attraverso le vicende di Hella e del suo fidanzato Wastl, una guardia delle SS partito verso il fronte russo e convinto sostenitore della politica di Hitler. Parallelamente a questa storia si sviluppa la vicenda di Karl, un comunista di origini polacche, un po’ artista e un po’ falsario, che a Bolzano cerca rifugio dalle persecuzioni del Fuhrer, mentre Hella partecipa attivamente al vasto progetto di trasferimento della sua gente dal Sudtirolo alla Germania.
Un viaggio della memoria e dell’immaginazione che combina inchiesta, interviste e avvincente fiction; il risultato di una ricerca durata due anni in cui Lilli Gruber affronta con profonda onestà intellettuale tutte le contraddizioni della sua storia familiare. Dice la giornalista “è così, di voce in voce, che sopravvive la memoria del mondo”, ed è dunque inseguendo queste voci, facendo rivivere volti dimenticati e sentimenti difficili da comprendere, che la Storia viene ricostruita. La domanda che percorre ogni pagina è: i sudtirolesi che, a seguito di un referendum nel 1941 optarono per combattere al fianco di Hitler, avevano altra scelta? La risposta molto onesta della giornalista è sì, Hella e gli altri attivisti potevano scegliere di restare con Mussolini e i fascisti, potevano decidere di rimanere con l’Italia, potevano farsi proteggere dal governo di Roma. Eppure l’87 per cento di loro ha optato per la Germania. Firmando la propria condanna.
Il lutto dei Sudtirolesi alla fine della Seconda guerra mondiale è discreto, intriso di pudore e forse di vergogna per aver fatto la scelta sbagliata. È un sentimento difficilmente comprensibile, prima di aver letto queste pagine appassionate, un sentimento di frontiera, liminare, che si colloca in quello spazio grigio e ombroso in cui le ragioni e i torti tendono a confondersi. Oggi, a tanti anni di distanza dalla fine della guerra, molti sudtirolesi non hanno ancora elaborato i loro lutti, lo sforzo di pacificazione è stato grosso, ma, ricorda la giornalista, molti ex gerarchi nazisti trovarono rifugio tra quei monti lasciando aperte vecchie ferite. Oggi che conosciamo le pagine del diario di Rosa e anche le lettere e i sentimenti di sua figlia Hella, un altro tassello è stato inserito nell’ampio mosaico della Storia.
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