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Un grandissimo libro, il più bello, insieme al "Partigiano Johnny" di Fenoglio sulla Resistenza italiana. Pieno d'intelligenza e d'ironia riesce a far comprendere quel terribile periodo attraverso la storia di un gruppo di giovanissimi partigiani spinti da profondi valori etici, mascherati da una apparente lievità. Il libro è straordinario anche dal punto di vista linguistico ed è l'ideale proseguimento del capolavoro di Meneghello "Libera non a Malo".
Da Libera nos a Malo a I piccoli maestri c’è una frattura che si stenta a comprendere. L’autobiografia di Meneghello prosegue infatti con il periodo bellico e in particolare con quello della Resistenza, sulla quale è imperniato pressoché totalmente il libro. Certo, l’aver messo mano a quest’opera a distanza di tempo ha smussato tensioni, ha spuntato acuti, ma francamente, se il ricorso a una certa ironia appare sovente misurato, in alcuni punti travalica i confini della logica, trasformando fatti in avventure quasi picaresche. La guerra partigiana, affrontata da giovani inesperti come un gioco, non riesce a trasmettere le sensazioni di inevitabili amarezze che la realtà provocherà nell’autore e nei suoi amici. Il tono volutamente leggero, a tratti goliardico, non permette infatti di comprendere appieno la maturazione di questo gruppo di studenti, a loro modo indipendenti e autonomi in un contesto di un conflitto aspro, sanguinoso, proprio di una guerra civile. Pur restando una testimonianza preziosa della guerra per bande nel vicentino, mi sembra che questa volta qualche cosa non abbia funzionato nell’ingegno narrativo dell’autore e che quel volere smussare a tutti i costi i contorni dei fatti abbia finito con il renderli, anziché più reali e veritieri, come doveva essere nelle intenzioni, degli eventi il cui livello di credibilità viene più volte messo in discussione. Non è che manchino pagine e descrizioni di accadimenti che di per sé sono notoriamente tragici, ma il raccontarli, alleggerendo troppo la tensione, finisce con lo sminuirli e può dare un’errata visione di quello che fu la resistenza. I piccoli maestri è senz’altro un romanzo minore di Meneghello, anche dal punto di vista stilistico, con una certa inclinazione all’estetismo quasi fine a se stesso. Ciò non toglie che meriti di essere letto, ma certo non ci si può attendere l’esemplare prova di equilibrio di Libera nos a Malo.
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