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A me è piaciuto molto, ci sono molte riflessioni interessanti, soprattutto gli aspetti riguardanti la teodicea e la sofferenza. Forse rimanda un po' troppo ad altri libri dell'autore, ma bello.
Mi interessa ciò che crede Hans Kung, ma mi interessa di più ciò che crede la Chiesa! In ogni modo invio a lui gli auguri di Buon Natale e Buon Anno 2012 con queste parole: Cristo Gesù ha voluto nascere e patire per noi ? per Lui è più importante insegnare agli amici l'umiltà che rimproverare i nemici con la verità (S. Agostino - Sermo 284). Mio Dio, la tua Sapienza, per la quale hai creato ogni realtà, è diventata latte per la nostra infanzia. E io non sono ancora così umile da abbracciare il mio Dio, l'umile Gesù, e non conosco ancora quale grande maestra sia la sua debolezza (S. Agostino - cf Conf. 7,18,24).
L’autore svizzero ripercorre in questo libro di facile lettura le sue più importanti tesi, non senza una strisciante seppur moderata autocelebrazione per le molte opere scritte e le esperienze svolte nella sua vita. Ma mentre ribadisce con fermezza la sua opposizione alla rigida restaurazione vaticana post-conciliare, all’infallibilità papale, al celibato dei sacerdoti, ad una presunta ma sbandierata intoccabilità della fine-vita, mentre tratteggia e spiega dal suo punto di vista i concetti a lui cari di “fiducia” e di “senso della vita”, di “dialogo” e di “etica mondiale”, al tempo stesso per un occhio allenato lascia trasparire in modo disarmante il suo lato debole quando tenta di liquidare in poche righe i suoi veri antagonisti, i nuovi atei naturalisti modello Richard Dawkins. Ciò si rivela intellettualmente rischioso, perché proprio questi scienziati-filosofi, chi più chi meno, illustrano e poggiano le loro tesi – benché a volte con modi irriguardosi e sfacciatamente ideologici – su argomentazioni di tipo scientifico e logico-razionale che sono le sole a poter avere una validità autenticamente universale, pur nella loro evoluzione e progressiva correzione. Onore comunque al teologo che riafferma con coraggio la sua adesione totale alle radici del cristianesimo (la figura di Gesù e l’amore anche al di sopra di ogni cervellotico od utilitaristico dogma) e con coraggio si oppone a talune arcaiche posizioni della gerarchia vaticana. Ciò non toglie che molto più sostanziale e drastico (e stimolante) sia il vero confronto fondamentale, quello tra l’approccio umanistico-teologico a cui Küng appartiene e l’approccio scientifico-razionalista che pone invece in serissima discussione non tanto e non solo qualche dogma o qualche specifica interpretazione teologica, ma l’origine stessa di ogni forma di religiosità. Dunque sì “teologo ribelle”…, ma pur con la sua gioiosa positività, senz’altro apprezzabile, a tale confronto fondamentale questo libro non offre un grande contributo.
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