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Anno edizione: 2024
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un libro noiosissimo ed estremamente sopravvalutato, chissà perché.
Pur se la vicenda non è in grado di offrire il pathos della drammatica spedizione di Scott al Polo Sud, ha tuttavia il pregio di acquisire l’attenzione con misurata lentezza, facendo rivivere un’epoca, fra annotazioni del presente e ritorni al passato, con accenti tipicamente proustiani. Le variazioni Reinach è un libro da leggere, da meditare, perché più non ci siano olocausti, perché con i tempi che corrono e in cui il passato rischia di essere oscurato, se non travisato, la memoria sia sempre presente a ricordare che Leon Reinach era un uomo come noi, ma fu travolto dalla follia di altri uomini, una follia che richiama la bestialità sempre presente e che quindi potrebbe di nuovo tornare a emergere. In conclusione è un testo che conferma le qualità di Filippo Tuena, capace di analizzare personaggi, di comprendere e di assimilare le loro esistenze, trasferendo il tutto su carta per il piacere dei lettori che, in ogni caso, avranno la certezza di un arricchimento del proprio livello culturale.
Il lettore che abbia letto Proust o che sia incline a trovare conforto nella rievocazione del passato (“ e pur mi giova la ricordanza, e il noverar l’etate del mio dolore”, dice Leopardi nell’ idillio “alla luna”) si muoverà a suo agio nello scorrere la prima parte di questo romanzo di Filippo Tuena: attraverso una foto, un quadro , una scritta, altri oggetti , edifici, luoghi , testimonianze, si ricomporranno, passo dopo passo, i tratti dei componenti di due ricche famiglie ebraiche, unite dal matrimonio di Beatrice de Camondo e di Leon Reinach; lo stesso lettore, come tutti gli altri, non avrà, tuttavia, difesa alcuna contro lo sgomento che lo assalirà nel constatare l’orribile precipitare degli eventi: la raffinata ricerca tesa a ricostruire le esistenze dei protagonisti diventerà motivo di dolore e sdegno quando verrà ripercorso il cammino diretto all’ inconcepibile annullamento di queste nell’ orrendo scenario dell’ olocausto. “Meditate che questo è stato” , scrive Primo Levi: l’accurato libro di Tuena raccoglie in sommo grado questa esortazione e già per questo è importante e degno di essere letto, a prescindere dal pregevole lavoro di documentazione, di rappresentazione e di scrittura.
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