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Anno edizione: 2004
Anno edizione: 2013
Il libro è un esempio, riuscito, di fusione di categorie concettuali prese in prestito da ambiti disciplinari diversi quali la sociologia, la teoria politica, la storia. Le fonti utilizzate spaziano dai materiali d'archivio alle interviste al personale della polizia e a esperti, e alla consultazione delle riviste di settore, delle rassegne stampa, degli atti parlamentari. La trama narrativa interseca sia i fattori interni alla polizia (costituzione, formazione, provenienza sociale, educazione e addestramento) e quelli esterni che hanno inciso sui comportamenti. Pone inoltre a confronto quel che avviene in Italia con altre realtà dell'Europa occidentale. Il primo capitolo introduce lo smarrimento, il disorientamento e la delegittimazione delle forze dell'ordine dopo il crollo del regime fascista e la ricostruzione del corpo secondo il modello definibile "polizia del sovrano", al servizio cioè del potere statale e non del cittadino. Segue l'analisi della strategia dell'ordine pubblico durante gli anni della guerra fredda, anni in cui la polizia assume le caratteristiche di un corpo militare a disposizione del governo per la repressione di un'eventuale insurrezione comunista. È, questa, la stagione dello "scelbismo", che si dissolve poi nel periodo del centrosinistra e dei primi tentativi di riforma democratica, e tecnocratica, del corpo. Gli anni settanta portano a una nuova polarizzazione del conflitto sociale, che si disloca nelle strade. Vi è poi la necessità di affrontare, con tecniche e strategia adeguate, l'emergenza del terrorismo. Solo negli anni ottanta le spinte per la riforma della polizia conducono a un nuovo assetto organizzativo del corpo e a una trasformazione delle strategie di gestione dell'ordine pubblico, con una crescente tolleranza per le forme pacifiche di protesta, pur all'interno di un approccio selettivo, caratterizzato dalla sopravvivenza di modelli repressivi. Come i fatti di Genova, nel 2001, hanno dimostrato.
Diego Giachetti
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