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Anno edizione: 2014
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In questo saggio il sociologo presenta riflessioni sull'attuale società. Bauman inizia con un ritratto spietato dell'era postmoderana. Egli evidenzia come "la libertà dell'individuo è il valore dominante, cui tutte le norme sociali devono adeguarsi", sottolineando come questa nostra epoca è sempre più "governata dal perseguimento della felicità individuale e in suo nome si è compiuto un sacrificio di enorme portata: quello della sicurezza e della certezza". Tutto questo, secondo l'autore, è "sempre più percepito come incerto, malsicuro, privo di solidità e di coerenza". Con passione Zygmunt Bauman mostra il ritratto di una società che respinge la stabilità e la durata, preferisce l'apparenza alla sostanza, sceglie come parola chiave "riciclaggio" e come "medium" per eccellenza il videotape (cancellabile e riutilizzabile). L'autore evidenzia quindi gli aspetti della società dove il tempo si frammenta in episodi ("il tempo non è più un fiume, ma un insieme di pozzanghere"), la salute diventa fitness, la massima espressione di libertà è lo zapping. L'autore sottolinea anche come "dalle macerie del vecchio ordine politico bipolare sembra emergere solo un nuovo disordine mondiale, mentre l'economia invoca ed ottiene la deregulation universale". Le figure più significative che popolano questo traballante universo sono individuate nel giocatore (in borsa o alla lotteria), nel turista, nello sradicato e nel "collezionista di sensazioni" e, forse più di ogni altro, nello straniero. Preoccupato che "l'individuo diventi presto straniero anche a se stesso", Bauman indica, oltre il velo delle incertezze e delle paure, le nuove strategie di vita che ogni società proibisce "perché mettono in discussione i suoi presupposti". Queste riflessioni, di un riconosciuto grande interprete del nostro tempo, rappresentano il ritratto spietato di un mondo insicuro di tutto.
Recensioni
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scheda di Bagnasco, A. L'Indice del 1999, n. 12
Bauman è uno dei maggiori sociologi contemporanei, saldamente radicato nella grande tradizione sociologica europea; preceduti da una introduzione che li lega fra loro, sono raccolti in questo libro cinque suoi saggi altamente esemplificativi di un attento percorso intellettuale sulla condizione postmoderna.
Un mutamento nella configurazione delle faccende umane - esordisce l'autore nell'introduzione - ha indotto un drammatico aumento dell'incertezza, per uomini schiacciati da una libertà di scelta individuale che produce una sempre maggiore divisione fra ricchi e chi non possiede nulla. Una libertà individualistica nella ricerca di felicità è pagata in ogni caso dalla perdita di certezze culturali e pratiche.
Di particolare rilievo il primo saggio, dedicato al problema dell'identità. Se quella del pellegrino era la metafora migliore per la strategia della vita moderna, preoccupata di costruire una solida identità in un mondo solido su cui camminare, fatta di tappe successive che costruivano una storia continua orientata a una meta, l'ambiente postmoderno non è ospitale verso i pellegrini: sulla sabbia del deserto battuto dal vento le orme non restano a lungo. In un mondo di esperienze frammentate e conchiuse, l'austero pellegrino non cumula il suo capitale di esperienza.
Si configurano allora nuove strategie, tipi sociali non nati oggi, ma che oggi per così dire si radicalizzano: il flâneur, il vagabondo, il turista, il giocatore sono i quattro eredi del pellegrino. In comune le quattro strategie hanno la tendenza a rendere i rapporti umani frammentari e discontinui; inoltre evitano i "fili che legano" e le conseguenze di lunga durata, vanno contro la costruzione di reti di doveri e di obblighi reciproci permanenti. Ne deriva incapacità morale e politica, sostituite da un interesse estetico dove l'altro è considerato nell'ambito di una questione di gusto, non di responsabilità.
Esplosioni momentanee di tratti solidali non sembrano intaccare veramente le relazioni postmoderne. Le strategie che potrebbero mettere in questione i presupposti della cultura postmoderna sembrano dunque vietate nella e dalla società contemporanea. Non si lasci fuorviare il lettore da questa conclusione amara, dopo uno dei più lucidi percorsi intellettuali lungo le trappole del postmoderno di cui abbiamo documentazione. Bauman non chiude le porte delle possibilità. Le lascia appese ai puntini di sospensione con cui finisce il primo saggio, mentre l'esplorazione analitica disincantata continua considerando la figura dello straniero (o dell'estraneo), proponendo un "catalogo delle paure postmoderne", sino al capitolo finale, che ha come oggetto Il corpo come compito. Qui troviamo anche il senso di una conoscenza critica che al momento non può concludere in positivo, e l'indicazione dell'atteggiamento psicologico e pratico che deve accompagnarla: i nuovi tempi e i nuovi assetti sociopolitici hanno procurato nuovi rischi, per ora solo intuiti e inesplorati. Questi nuovi pericoli sono però resi ancora più spaventosi dalla nostra ignoranza sulla loro precisa natura: "Il problema di come impedire loro di trasformarsi in realtà, configurerà probabilmente il contenuto dell'agenda politica del futuro".
Arnaldo Bagnasco
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