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L'autrice,con molta dovizia di particolari, ha creato una storia su un personaggio realmente esistito: Evelina Cattermole alias Contessa Lara, una donna fuori del comune, vissuta a Roma alla fine del diciannovesimo secolo e ferita a morte dall'amante il 30 novembre del 1896. Evelina e' stata una donna bella e affascinante, molto determinata e molto libera per quell'epoca. Una donna indipendente nel lavoro come anche nell'amore e per questo considerata da molti come una donnaccia perche' era riuscita ad essere qualcuno in una societa' prettamente maschile. La parte del processo giudiziario, a mio avviso troppo lungo, e' ricco di dialoghi molto dettagliati e molto interessanti e la descrizione della Roma di fine secolo e' talmente minuziosa che sembra di essere fisicamente sul posto.
No, questo libro non mi convince. L'ho acquistato e iniziato a leggere con grande curiosità ma sono rimasta un po' delusa, pur riconoscendo e apprezzando l'indubbio lavoro e lo stile dell'autrice.
Non sapevo nulla della Contessa Lara, al secolo Evelina Cattermole, e questo romanzo mi ha fatto scoprire una figura femminile straordinaria. Una storia avvincente che parte come un feuilletton (la storia è ambientata a Roma nel 1896) e si trasforma in un legal thriller. Una donna di 47 anni uccisa dall'amante più giovane perché troppo libera. Un grande processo in cui la giuria deve rispondere al quesito: Quella donna più scandalosa di Madame Bovary meritava di morire? Brunella Schisa non giudica, non ne fa un'eroina femminista ma ci consegna la Contessa Lara con tutte le fragilità e le ambiguità del personaggio. Le descrizioni della Roma fin de siècle sono tanto vivide da sembrare fotografie. Bisognerebbe farne subito un film! E il finale inaspettato è come un colpo di fucile.
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