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Etere ente ipotetico (di cui non si è mai ottenuta alcuna evidenza sperimentale) impiegato nella fisica ottocentesca per spiegare l'esistenza e la propagazione a distanza delle onde elettromagnetiche. Fra le tante porte d'ingresso che consentono di entrare in questa Enciclopedia della radio il lemma etere con la sua carica ipotetica ma anche arcaica e poetica è davvero omogeneo alla natura fantasmatica di un medium che per un quarantennio ha rappresentato la più grande industria culturale del nostro paese capace di conciliare il lavoro degli onesti artigiani del microfono con l'opera dei letterati dei musicisti dei drammaturghi. Il lavoro di Ortoleva e Scaramucci traccia un orizzonte assai ampio nel quale la radio ritrova la sua storia e le sue voci: Abbiamo chiamato il nemico idiota militare quando faceva l'idiota; lo abbiamo trattato con serietà non appena si è messo a combattere sul serio (Mario Appelius nel suo Commento ai fatti del giorno 9 gennaio 1943); A Buchenwald era stato compiuto uno sterminio. Dio solo sa quanti uomini e bambini sono morti lì (Edward Munrow da Buchenwald trasmissione della Cbs 15 aprile 1945); e via via una miriade di voci eterogenee che ben rappresentano la gamma e i toni del messaggio radiofonico da Gadda ad Arbore a Orwell alla Gialappa's Band. In questo universo etereo e magmatico il lavoro dei due curatori procede con duttile strategia: accanto ai lemmi che comprendono personaggi trasmissioni strumenti tecnici emittenti generi teorie nuove tecnologie scorrono finestre di documentazione (le voci di cui abbiamo fornito due esempi) e contributi di approfondimento (arte radiofonica ballo casa radiodramma sceneggiato radiofonico…) che al pregio della ricostruzione storica uniscono spesso la capacità evocativa – esemplare a questo proposito cantanti della radio una carrellata che va dagli anni trenta di Cinico Angelini agli anni sessanta del Cantagiro.
Alberto Gozzi
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