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Tabucchi dice cose purtroppo note, ma che spesso passano in sordina.Lo stile quasi sarcastico non sminuisce il resoconto dell'autore sulla nostra realtà.DA LEGGERE
Sguardo disincantato sulla realtà che appartiene a tutti noi filtrato dalla sensibilità di un grande scrittore. Un gioco dell’oca simulato che rimanda al passo dell’oca di terribile memoria.
Recensioni
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Tabucchi rivendica in quanto scrittore e intellettuale che si muove su una scia pasoliniana il diritto dovere di mettere insieme "i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà la follia e il mistero" (da Pasolini). Se riesca nel suo intento è la questione da porre.
Il primo aspetto da vagliare è quello della singolare struttura che sostiene tutta l'operazione: quella ludica del gioco dell'oca. Tabucchi trasforma cos8 ogni articolo in una casella numerata che rimanda a un'altra tramite precise connessioni di senso. Si snodano cos8 sette giri per sette temi con uno sdoppiamento interno che chiama chi legge all'esercizio continuo della scelta. Ma quest'impostazione è supportata da un'intima necessità ideologica? Alcune righe del libro ci chiariscono le idee. Quando infatti Tabucchi rivendica l'importanza della letteratura come "forma di conoscenza" specifica anche come nel suo libro si tratti di "una conoscenza dei legami e delle analogie fra fatti e avvenimenti suggerita con le regole di un vecchio gioco italiano il gioco dell'oca".
Un'obiezione si pu= muovere invece alle scelte tematiche operate: ed è politica. Del berlusconismo si evidenzia il sistematico svilimento delle istituzioni û conflitto d'interessi leggi ad personam frattura tra governo e magistratura strapotere televisivo û mentre manca del tutto l'analisi degli strappi sociali che il governo ha inferto alla nostra democrazia: le controriforme del lavoro della previdenza della scuola. Un'intellettuale per= dovrebbe tener bene a mente come ci sia un nesso forte tra difesa del tessuto sociale di un paese e mantenimento in vita delle sue istituzioni le quali lungi dall'essere separate della società sono invece ravvivate di continuo dalla salute civile del popolo cui si rivolgono.
Questa limpida consapevolezza è poi l'unico vero cerino che possa montalianamente "reggere all'urto dei monsoni" mentre riluce nell'attuale buio.
Gabriele Fichera
Questo nuovo libro di Antonio Tabucchi è un viaggio nei tempi bui che stiamo vivendo raccontati come in un romanzo da uno scrittore che collega fatti e avvenimenti apparentemente lontani fra di loro, ricostruisce la trama di eventi a prima vista inspiegabili e senza costrutto, ne sonda i meccanismi e le ragioni, incalza la realtà, mostra che i fatti che succedono qui come altrove sono una tela dai fili strettamente intrecciati. Nulla, scrive Tabucchi, avviene per un capriccio del destino poiché nelle cose che sono c'è un paradigma tracciato da coloro che reggono le leve del potere.
Il libro si snoda attraverso una serie di passaggi, si parte dalla "crisi del pensiero lapalissiano" dove lo scrittore analizza la "dittatura della parola" vigente in Italia, ovvero tutte le licenze verbali utilizzate dal potere politico per cambiare i connotati della storia italiana recente. A seguire vi è una analisi della politica di G. W. Bush e dei suoi interessi e una critica anche a chi, in Italia, ne ha sottovalutato la portata reazionaria. Il terzo capitolo è intenso: Tabucchi attacca i revisionismi storici e i "negazionismi", tutte quelle operazioni culturali volte a rivalutare regimi come il franchismo o il fascismo e che tendono a farci scordare la nostra passata condizione di servi di quelle dittature. Così si arriva alle pagine sul "regimetto" italiano di oggi nel quale il Presidente del Consiglio attacca la Costituzione definendola "sovietica", nel quale sui giornali del premier si pubblicano liste come "bandi" con foto segnaletiche dei parlamentari che non votano col Governo.
Un Tabucchi disincantato e tagliente, ironico e impegnato, che ci mette in guardia e ci invita ad essere vigili perché, come ha scritto un poeta "quelle due file di denti aguzzi sono la prova evidente che i lupi non si nutrono di sogni". E questo libro è anche un appello alla nostra responsabilità individuale. "Il futuro - dice Tabucchi - è di vostra competenza: pensateci voi".
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