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Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2014
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Mi soffermo sui Quattro Quartetti, che potremo definire la Divina Commedia del '900. Nelle circa 40 pagine dell'opera, Eliot ci offre un chiave per leggere il mondo; una visione cosmica grandiosa che va molto al di là della "chiave cristiana" che, secondo me, non rappresenta che un pretesto per la configurazione di un ordine per un mondo in rovina. Come Dante, Eliot va letto oltre la superficie relgiosa. I Four Quartets sono un pellegrinaggio nel mondo nel tentativo di sistemarlo attraverso qualcosa che è sì cristianesimo, ma che supera i propri confini diventando di molto più vasto e onnicomprensivo. Ricordiamo Dante, in un verso nel Purgatorio, dire "Giove" invece di "Gesù", dimostrando la sua visione già post-medievale che laicizza il credo senza tuttavia rinnegarlo. E così Eliot "sfrutta" la religione come strumento di rappresentazione del mondo ma che va ben oltre la fede stessa. La rappresentazione circolare ha molto di "classico", e in calce all'opera c'è Eraclito, non il Vangelo. La dissertazione è tutta filosofica, e non cede all'elemento sacro se non in chiave esemplificativa, oppure di espressione poetica struggente, come nella preghiera per i naviganti; o potente e grandiosa, come nel finale squisitamente dantesco. I quattro quartetti sono una grande costruzione filosofica racchiusa nell'ambra di una brevità e concisione quasi alessandrina. Si avverte poi in questo, quasi il tentativo di sopportare il male del mondo racchiudendolo in una trama poetica, a rendere il dolore più controllabile proprio perchè esplicato, in una costruzione chiara, circolare, che lo renda più decifrabile se non proprio comprensibile; e quindi passibile di una soluzione che si esplica in questo cristianesimo laico che diventa la chiave universale per aprirsi alla salvezza; laddove Montale, parallelamente e con incredibile struggenza, la ricercava nel suo personale politeismo fatto di topini d'avorio e bulldog di legno. Un'opera unica di ineguagliabile respiro la cui importanza non sarà mai spiegata abbastanza.
Commentare "The waste land" è abbastanza inutile, visto che al capolavoro di Eliot sono state dedicate pagine su pagine. Mi soffermerei, invece, sui "Four Quartets", e in particolare su "East Coker", che a mio parere è il più bel componimento poetico di tutto il '900. Buona la traduzione, ma è il testo a fronte a rendere questa edizione Feltrinelli imperdibile.
Semplicemente straordinario. Ha capito tutto. Il suo castello di cultura, costruito per puntellare le proprie macerie interiori, crolla inesorabilmente con la consapevolezza che l'uomo ha il disperato bisogno di credere nell'esistenza di qualcosa di più grande della propria anima. "La pace che sorpassa l'intelligenza" Shantih, Shantih, Shantih...
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