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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Io non so se ho letto lo stesso libro degli altri...il mio è stato intenso, ma anche un po' pesante e a tratti eccessivamente descrittivo...Ai miei amici proprio non lo consiglierei...
La poesia "in prosa". Ogni dettaglio è un piccolo, originalissimo capolavoro. Ogni scena, ogni ambiente, ogni personaggio descritti con cura e personalità. Perfetto poi il contrasto tra ciò che "si vuole" e ciò che invece "si deve" nell'animo, nella mente dei protagonisti. L'intreccio tra passato e presente si intreccia alla speranza della "libertà" e alla "costrizione" della tradizione. Bravissimo l'autore, ma, altrettanto brava la traduttrice. Da leggere
E'rimasto a lungo sul comodino, per potermi immergere ogni sera, un capitolo alla volta, nell'atmosfera creata dall'arte letteraria di questo sorprendente scrittore. Un libro che meraviglia, sia per lo stile, le descrizioni e riflessioni,che per la caratterizzazione acuta, profonda e sincera dei personaggi. Aslam dimostra maestria nel proporci percezioni sensoriali ed emotive, nello svelare l'intimità più inconfessabile e scomoda da ammettere persino a se stessi, con un ritmo coinvolgente che induce a compatire, nel senso di patire insieme, i limiti dell'esistenza umana, senza alcuna ipocrisia o indulgenza. La trama ricorda il lavoro di un fine artigiano, che intagli con delicata armonia un legno giovane e pregiato, dal quale ad ogni morbido colpo si sprigioni un fresco e sensuale profumo di fiori bianchi. Un libro da leggere, e rileggere. Per “provare piacere”, emotivo ed intellettuale. Vera letteratura. Uno scrittore, finalmente.
Recensioni
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Già apparso nel 2004 nella collana "I Narratori", il romanzo di Nadeem Aslam ritorna a due anni di distanza nell'"Universale Economica", a testimonianza di un buon successo di pubblico e di critica. Successo ben meritato da un'opera decisamente originale per qualità di scrittura e per modalità di presentazione dei contenuti. L'intreccio che dà il titolo al libro, quello degli amanti Jugnu e Chanda di cui si sono perse le tracce, accomuna e contamina tutti gli altri, che insieme compongono il complesso mosaico della vita di una piccola comunità pachistana nella fredda e diffidente Inghilterra. Una vita intrisa di difficoltà e di contraddizioni, sia per chi sceglie di restare fedele alla propria patria e religione, conservando anche in terra straniera le abitudini e i valori dell'amato paese d'origine cui sogna di tornare, sia per chi imbocca la via dell'integrazione e dell'immedesimazione nel mondo occidentale che lo circonda. Paladina di una tradizione che non vuole macchiarsi di connivenza con la civiltà inglese è Kaukab, che si lamenta e soffre per il lassismo dei costumi che caratterizza la propria comunità e la propria famiglia; il suo estremo conservatorismo e il suo cieco attaccamento a una cultura retriva che soffoca l'individuo le alienano le simpatie del lettore, ma spiegano fonti e motivazioni di quel modo di pensare, rendendocelo più comprensibile e familiare. Più propensi ad abbracciare la dottrina dell'Occidente sono i giovani, che sognano di poter partecipare a testa alta a un mondo di dignità e di benessere cui contribuiscono con il lavoro e lo studio. Tra questi soprattutto le donne, da cui la società islamica pretende un rigore morale e un'obbedienza ai genitori e al marito sconosciuti alle inglesi, di fronte all'esempio dell'emancipazione coltivano un desiderio di rivalsa che le fa scontrare con la comunità. Come nel caso di Chanda, che ha destato lo scandalo dei connazionali per aver preso a vivere con Jugnu prima del matrimonio. Poco importa che la causa dell'accaduto sia puramente tecnica (la donna non può risposarsi perché il precedente marito l'ha lasciata senza sciogliere il matrimonio ed è ora introvabile) e che il nuovo amore sia sincero: agli occhi di buona parte dei connazionali Jugnu e Chanda sono adulteri e meritano la massima punizione. La loro storia filtra dai pensieri, dai gesti e dai discorsi degli altri personaggi ed è un pretesto affinché ciascuno narri la propria vicenda, spesso dolorosa, spesso ingiusta. Una scrittura singolare, quella di Aslam, che in un primo tempo confonde e atterrisce per l'attenzione quasi morbosa ai dettagli, l'ossessione descrittiva e un'enfasi per così dire barocca, ma che poi avvolge e appassiona. Una prosa che è un atto d'amore verso la cultura della propria gente, ma anche di esposizione critica dei suoi eccessi e delle sue contraddizioni.
Ilaria Rizzato
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