L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Anno edizione: 2010
Anno edizione: 1989
Promo attive (1)
Chi ha amato il Dottor Pasavento e il più recente Dublinesque, non si lasci sfuggire la ristampa della stralunata e avvincente Storia abbreviata della letteratura portatile che Vila-Matas scrisse venticinque anni fa e che, pubblicata a suo tempo da Sellerio, era ormai divenuta irreperibile. L'estimatore della prosa di questo autore, rapito da quell'inesauribile vena paradossale che innerva e caratterizza ogni sua avventura narrativa, non resterà deluso nel veder zampillare il suo genio da ogni capitolo di questa rapida e "abbreviata" storia letteraria. L'understatement ostinato e l'amore del paradosso è già nel titolo, che fa il verso alla Storia portatile della letteratura di Tristan Tzara. Confondendo come sempre realtà e finzione, compilando note e bibliografie fasulle, Vila-Matas ci getta nel solco dell'esplosione creativa che fece seguito al dadaismo, narrando l'improbabile storia di Duchamp, Savinio, De La Mare, Larbaud, Littbarski e molti altri membri di una fantomatica "società portatile". Unica regola: l'opera d'arte dev'essere minuscola e stare in valigia. Il mondo è una miniatura, la guerra un gioco di soldatini, l'amore una macchina celibe. Per questo tutti gli affiliati a questa sconclusionata società segreta si chiamano shandys, "scervellati" secondo il dialetto parlato da Sterne seguaci di Toby Shandy, primo artista "portatile" della storia, inerme soldato che sul suo cavalluccio attraversa con ostinata semplicità la strada della vita, riducendo a un gioco da giardino la guerra che, con la sua terribile realtà, l'ha reso impotente. Nuovi shandys, testimoni e protagonisti malinconici delle scorribande intellettuali degli anni venti, sono due colossi del pensiero e della poesia del Novecento: Walter Benjamin e Andreij Belij. I lori volti, che arrivano a confondersi nella scena finale, portano i segni di "coloro che rischiarono parecchio, se non la vita per lo meno la follia", creando opere forse oscure ma sempre "portatili", nemiche dell'ingombro e del pensiero tetragono. Si rilegga dunque questa breve storia, utile a smascherare quelli che non sono cattivi scrittori ma, diceva Broch, soltanto delinquenti.
Stefano Moretti
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore