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A metà libro stavo per mollarlo, nella prima parte l'ho trovato complesso e confusionario. La seconda parte invece illumina (quasi) tutto e si arriva al punto, forse perché è scritta anche con un linguaggio più chiaro. Ho apprezzato le citazioni sia cinematografiche che letterarie, che fanno venire voglia di approfondire. Letto in due giorni. Lascia qualcosa, quindi libro riuscito. Giudizio fra il 3 e il 4.
Impegnativo, soprattutto in alcune parti, ma interessante. Da leggere e riprendere per colmare i vuoti e chiarire il compreso. Sollecita a rivedere i rapporti con i propri genitori, con i figli, nonché... col proprio partner. Una visione positiva, propositiva e creativa della relazione allargata padre-figlio e viceversa. Interessanti anche i riferimenti ad altri autori e a film di un certo calibro per un confronto. Ci sono espressioni nuove che vanno approfondite: la Legge della parola, la Legge del desiderio, la Legge della castrazione, il trauma dell'inesistenza del rapporto sessuale, l'erede giusto... Il bello di questo libro è che pur essendo di non facile lettura non lo abbandoni, ma al contrario sei provocato ad ulteriore lettura.
Interessante sotto molti aspetti. Mi piacciono molto i dotti riferimenti dell'autore a romanzi e film, oltre ovviamente alla spiegazione delle teorie di Lacan. Una lettura utile e istruttiva.
Recensioni
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Il venire meno della figura paterna - è innegabile - è una delle cifre della società contemporanea. Che negli ultimi decenni la figura opprimente del padre padrone sia scomparsa è un dato di fatto, e tuttavia ciò che colpisce è che questa assenza abbia lasciato spazio non a una figura sostitutiva bensì ad un vuoto, che è fisico ma soprattutto simbolico: “l’evaporazione del padre”, come la definisce Lacan, riguarda infatti il venire meno della funzione educativa del genitore maschio e del suo ruolo di testimone. Il conflitto generazionale e l’emancipazione precoce dei figli rispetto ai genitori hanno subito una tale accelerazione negli ultimi decenni che ciò ha contribuito a mettere in crisi la figura paterna, col risultato che spesso i padri sono assenti, latitano o, peggio, si ritrovano ad essere più bambini dei propri figli.
Su questo argomento si sono interrogati e continuano a interrogarsi sociologi, filosofi e psicanalisti, e fra questi anche Massimo Recalcati. Tuttavia, se questa è una tesi universalmente condivisa, nel Complesso di Telemaco Recalcati si spinge oltre e individua un movimento antitetico altrettanto forte caratterizzante la nostra società. Secondo l’autore infatti, negli ultimi anni si assiste a “una inedita e pressante domanda di padre” che giunge direttamente dalle istituzioni e dal mondo civile. Attingendo alla mitologia greca che fa capo a Omero, Recalcati individua nell’erede di Ulisse l’exemplum del figlio degli anni Zero. Diversamente da Edipo e Narciso incapaci di essere figli, l’uno perché parricida, l’altro perché egocentrico, Telemaco rappresenta “l’icona del figlio” per eccellenza, di colui che scruta malinconico ma fiducioso l’orizzonte in attesa del ritorno di Ulisse. Telemaco ha occhi attenti e invoca la legge del padre, la Legge della parola che sola può riportar la giustizia a Itaca, attende con ansia un padre glorioso che riprenda in mano le sorti del suo regno, eppure potrà riconoscerlo solo nelle spoglie di un migrante trasandato e malconcio. A causa della sua umanità e vulnerabilità, Ulisse non potrà indicargli il senso ultimo della vita, tuttavia, grazie alla testimonianza della propria esperienza, sarà comunque in grado di mostrare a suo figlio che la vita può avere un senso.
Ciò che accade all’erede di Itaca accade in parte anche a noi. “Siamo stati tutti stati Telemaco”, scrive Recalcati, solo che i giovani-Telemaco di oggi sono diversi dal rampollo omerico: non sono figli di Ulisse, non si aspettano in eredità un regno, al contrario, sono figli della crisi, della disoccupazione e dell’individualismo, ma proprio per questo la loro richiesta di senso è altrettanto forte e autentica, il momento storico presente rende il loro bisogno di ereditare e di acquisire la testimonianza del padre ancora più urgente e necessaria. Telemaco - ricorda l’autore - non è il nostro modello perché ci indica cosa ereditare, ma perché rappresenta il giusto modo di ereditare.
Se l’assenza è la struttura costituiva dell’essere padre, esiste tuttavia un modo di farsi presenza che rende possibile la filiazione, poiché ciò che rende davvero padre un genitore è la trasmissione della testimonianza che passa attraverso la parola e che, rielaborata retrospettivamente, ci rende ciò che siamo. È questo l’argomento centrale del Complesso di Telemaco, un saggio analitico e puntuale, arricchito nelle ultime pagine dalla personale esperienza dell’assenza di un padre troppo impegnato col lavoro per prendersi cura dei figli, e dalla testimonianza di come, attraverso la riflessione e la meditazione dell’esperienza ricevuta in eredità dai genitori, l’autore sia giunto al superamento di tale trauma.
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